Ilva, concluso l'accordo tra i commissari straordinari e i nuovi acquirenti

Sono state rispettate tutte le richieste del Governo relative all'occupazione, all'ambiente e agli investimenti

Ilva, concluso l'accordo tra i commissari straordinari e i nuovi acquirenti

L'Ilva da oggi è ufficialmente di AM Investco Italy, la cordata di cui fanno parte Arcelor Mittal ed il Gruppo Marcegaglia. Un milione e 800mila euro è il prezzo totale in cui sono compresi tutti gli stabilimenti dell'Ilva con canoni di locazione annui pari a 180 milioni di euro da versare con cadenza trimestrale (il primo è previsto alla fine dell'anno in corso).

Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba (i tre commissari straordinari dell'Ilva in amministrazione straordinaria) durante la fase di negoziazione, hanno dato priorità alla tutela occupazionale. Devono essere mantenute almeno 10mila unità per l’intero periodo di riferimento del piano industriale. Senza escludere che con l’accordo sindacale si potrà ulteriormente incrementare il livello occupazionale. Oggi l’organico degli stabilimenti Ilva è pari a 14.220 lavoratori, pertanto per 4.100 dipendenti ci sarebbe la cig (la cassa integrazione guadagni, ndr) straordinaria. I lavoratori che non verranno assunti dal nuovo gruppo rimarranno in capo all’amministrazione straordinaria per tutta la durata del programma e potranno essere impiegati nelle attività di bonifica e decontaminazione. Nessun lavoratore sarà, dunque, licenziato.
L’accordo è stato raggiunto in conformità con quanto previsto dalle regole di gara.

L’intesa tra i commissari e la cordata italo-indiana soddisfa anche tutte le direttive indicate nel decreto dello scorso 5 giugno attraverso il quale il ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato la cessione del complesso aziendale del Gruppo Ilva. In particolare, oltre alla tutela del livello occupazionale, c'è la riduzione dei tempi della realizzazione degli interventi di copertura dei parchi primari; le soluzioni a minor impatto ambientale; la realizzazione di un centro di ricerca nello stabilimento di Taranto (con un investimento pari a 10 milioni di euro e con un ulteriore impiego di lavoratori locali) e la definizione di clausole contrattuali idonee a garantire la piena esecuzione delle obbligazioni, anche nell’ipotesi di limitazioni dell’autorità antitrust.
“Con la firma dell’accordo – commentano i commissari in una nota - Ilva può contare su una proprietà solida, di un leader industriale e competente, che si è impegnata a fare importanti investimenti tecnici, a tutelare l’occupazione ed a realizzare il piano di risanamento ambientale. È stato un processo lungo ed impegnativo che, nell’obiettivo di mantenere in vita questo importante asset strategico per il Paese, ha visto la partecipazione attiva dei lavoratori, del governo, delle istituzioni nazionali e locali nonché delle forze politiche. Si avvierà rapidamente l’attività di bonifica dei siti, utilizzando i fondi trasferiti dalle disponibilità della famiglia Riva”.
Un occhio di riguardo si è avuto anche per le famiglie disagiate dei comuni di Taranto, Statte, Crispiano, Massafra e Montemesola (questi ultimi quattro sono Comuni in provincia di Taranto, vicini allo stabilimento). Per loro, sono previste delle attività di sostegno assistenziale e sociale, per la durata di 3 anni.
Nei prossimi sette anni, i nuovi patron dell'Ilva, sempre secondo gli accordi, apporteranno investimenti per circa 2,4 miliardi di euro a cui si aggiungono un milione e 300mila euro sequestrati alla famiglia Riva.

In particolare, sono previsti investimenti per circa 1,3 miliardi di euro a sostegno del piano industriale e focalizzati soprattutto sugli altiforni, le acciaierie e le linee di finitura; circa 1,1 miliardi di euro sono gli investimenti ambientali che garantiranno all'Ilva la conformità con l’Aia (l'autorizzazione integrata ambientale, ndr) e che porteranno a un progressivo miglioramento in misura significativa delle performance ambientali sia per quanto riguarda le emissioni atmosferiche e sia per il trattamento delle acque.
Sul piano ambientale, invece, ci sarà la copertura dei parchi minerari nel minor tempo possibile. Inoltre, Arcelor Mittal e Marcegaglia si sono impegnati ad individuare e perseguire le soluzioni tecnologiche più sostenibili ed efficienti e con il minor impatto ambientale. Si pensa già all’adozione di tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio, comprese quelle per la cattura e il riciclo di anidride carbonica.


Il piano industriale prevede inizialmente una produzione di acciaio grezzo limitata a 6 milioni di tonnellate annue sino al raggiungimento della conformità con le disposizioni dell’Aia. Poi ripartirà l'altoforno 5 dello stabilimento di Taranto e quindi la produzione di acciaio grezzo sarà di 8 milioni di tonnellate all’anno. Fino ad arrivare poi a 9.5 milioni di tonnellate di acciaio finito.

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