Immunizzare l'Italia, ecco il nostro piano

"Mi pare che la politica non se ne preoccupi, ma è da oltre un mese che l'Italia è sostanzialmente priva di una guida"

Immunizzare l'Italia, ecco il nostro piano

Mi pare che la politica non se ne preoccupi, ma - mentre scorrono le interminabili liturgie di una crisi di governo prima annunciata, poi congelata, infine formalizzata con le dimissioni del governo Conte - è da oltre un mese che l'Italia è sostanzialmente priva di una guida. Questo sarebbe grave in periodi normali, è del tutto inaccettabile nel pieno della peggiore emergenza della storia della Repubblica. Ancora una volta la classe dirigente del Paese si dimostra lontana dalle esigenze dei cittadini e delle categorie produttive.

Non ci sarebbe davvero tempo da perdere: ogni giorno che passa significa nuove vittime, nuovi contagi, nuove aziende che chiudono, nuovi posti di lavoro che vanno perduti, nuovi operatori economici ridotti sul lastrico. Speriamo almeno che le trattative in corso non dimentichino di dare indicazioni concrete, per il contrasto alla pandemia sul piano sanitario ed economico. Visto però come vanno le cose, è lecito dubitarne.

Non deve sfuggire a nessuno che la prima risposta dev'essere quella sanitaria. Se non si riesce ad attenuare e in prospettiva ad azzerare la circolazione del virus ogni provvedimento di ristoro sarà insufficiente o addirittura illusorio.

Oggi la scienza ci offre un'unica speranza di uscita dalla pandemia in tempi relativamente brevi: il vaccino che da qualche settimana è in distribuzione in tutto il mondo.

La campagna vaccinale dovrebbe essere dunque la prima preoccupazione di chi guida il Paese. Altre nazioni, come Israele, stanno dimostrando che è possibile arrivare in poche settimane a coprire una quota significativa della popolazione. Da noi c'è scarsa chiarezza, ci sono notizie e previsioni contraddittorie, si stimano tempi davvero inaccettabili per giungere ad una copertura adeguata della popolazione.

Qualcuno vorrebbe addirittura che l'Italia avviasse un contenzioso giudiziario con le aziende fornitrici che quali ne siano le ragioni e l'esito - certamente non ci favorirà nella stipula di contratti per nuove forniture quando saranno necessarie.

Per questo, mentre i partiti della maggioranza si dedicano a trattative bizantine su incarichi e formule di governo, ci siamo messi al lavoro e sono orgoglioso di dire che su iniziativa di Antonio Tajani i nostri tecnici e i nostri esperti, guidati da Andrea Mandelli, responsabile per la sanità di Forza Italia, hanno elaborato un piano serio e credibile, al quale hanno concorso i nostri parlamentari più competenti in materia.

Il piano, che presenteremo in una conferenza stampa e che mettiamo a disposizione non di questo o quel governo ma del Paese, indica con chiarezza le priorità, i criteri di distribuzione, le strutture e il personale necessario per arrivare ad una copertura adeguata della popolazione in tempi certi e accettabili.

L'urgenza nasce non soltanto dalla considerazione evidente che ogni giorno perso significa vite umane sacrificate, sofferenze inutili, un costo economico elevato, ma anche da una ragione più specifica: più passa il tempo e maggiore è il rischio di mutazioni consistenti del virus che potrebbero vanificare l'efficacia del vaccino e costringere a ripartire da capo. Anche nella migliore delle ipotesi, ci vorrebbero mesi per adattare i vaccini a m-RNA (quelli prodotti da Pfizer e Moderna) e tempi ancora più lunghi per quelli tradizionali (come quello di AstraZeneca che nei prossimi mesi sarà il più disponibile).

In sintesi il nostro piano prevede la vaccinazione almeno dell'80% della popolazione oltre i 18 anni entro il 2021, riservando i punti vaccinali, nei quali somministrare i vaccini Pfizer e Moderna, agli anziani, alle categorie a rischio, ai soggetti fragili e ai disabili - prevedendo naturalmente anche la somministrazione domiciliare per chi abbia difficoltà a muoversi - e utilizzando invece la rete dei medici di medicina generale, dei farmacisti - con la supervisione di un medico - e dei medici del lavoro nelle aziende per la somministrazione del vaccino AstraZeneca e degli altri in futuro disponibili all'universo della popolazione. Tutto questo secondo un ordine preciso e chiaro di priorità reso noto in partenza, che tenga conto del livello di rischio.

Prevediamo l'utilizzo di una app e di un numero verde, oltre che dei mezzi tradizionali, per avvisare i cittadini del loro turno vaccinale e per prenotare la somministrazione.

Abbiamo stimato che reclutando fin d'ora gli operatori sanitari da dedicare alla campagna vaccinale sarebbe possibile l'effettuazione di 500.000 vaccinazioni al giorno. Ciò significa, tenendo conto degli inevitabili rallentamenti, avere raggiunto l'intera popolazione italiana in 7/8 mesi a partire da aprile, quando le dosi previste di vaccino dovrebbero essere tutte disponibili.

Naturalmente è indispensabile affiancare a tutto questo una grande campagna di informazione e di sensibilizzazione, anche per superare le resistenze e i pregiudizi che sono stati irresponsabilmente diffusi in ordine all'efficacia e alla sicurezza dei vaccini. Va tutelato certamente il principio di volontarietà della scelta, anche se è necessario prevedere l'obbligo vaccinale per l'esercizio di alcune professioni, per esempio in ambito sanitario, dove è particolarmente alto il rischio sia di ammalarsi, sia di contagiare il paziente.

Infine si tratta di investire risorse per il monitoraggio epidemiologico e per la ricerca medica, con l'obbiettivo non solo della definizione di terapie adeguate e praticabili (per esempio terapie geniche e quelle basate su anticorpi monoclonali) ma anche in futuro per realizzare una produzione nazionale, su licenza, dei principali vaccini, settore nel quale l'Italia vanta una consolidata tradizione. Questo considerando anche l'ipotesi, piuttosto probabile, che il vaccino anti-Covid possa diventare un evento da ripetere negli anni successivi.

È evidente che un compito così complesso, che si aggiunge agli altri aspetti della lotta alla pandemia cura e prevenzione richiede un indirizzo e una guida politica chiari. Non è materia che possa essere demandata ad un livello solo funzionariale né ad una pletora di comitati i cui pareri si sovrappongono e spesso confliggono.

È superfluo aggiungere infine che tutto questo comporta dei costi che potremmo finanziare con un prestito a costo zero grazie all'Europa, ricorrendo al MES sanitario. Ma questo ci riporta ad una partita tutta politica, quella che si sta giocando nel perimetro dell'attuale maggioranza.

Anche per questo continuo a ritenere che sarebbe necessario un governo diverso,

che unisca le forze migliori del Paese e abbia la capacità di prendere le decisioni che servono in un momento così difficile. Ma di questo pare che le forze politiche della sinistra non abbiano la capacità né il coraggio.

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