Ingroia finisce indagato dalla sua ex procura

Come presidente della controllata "e-Servizi" l'ex pm avrebbe avallato 75 assunzioni ritenute irregolari. Inquisito pure il governatore Crocetta

Ingroia finisce indagato dalla sua ex procura

I suoi ex colleghi della procura di Palermo avevano aperto il fascicolo contro ignoti e ne avevano chiesto l'archiviazione. Ma un suo ex collega della procura di Palermo, adesso Gip, ha detto che no, quel fascicolo non va chiuso, e che, altro che ignoti, ci sono dei nomi ben precisi da iscrivere nel registro degli indagati. Come quelli di Antonio Ingroia, ex re di quella Procura e padre del processo sulla trattativa Stato-mafia, e del suo amico governatore di Sicilia Rosario Crocetta, che lo ha piazzato al vertice di una società regionale, Sicilia e-Servizi, società in cui, altro che regole, Ingroia avrebbe assunto irregolarmente 75 persone seguendo le indicazioni della Regione.

Arriva da quella che per anni è stata la sua «casa» l'ultimo schiaffo all'ex procuratore aggiunto di Palermo, che da quando, alla fine del 2012, ha lasciato la toga per la politica, ha inanellato un guaio dietro l'altro: il flop elettorale, l'addio alla magistratura, le bacchettate prese da avvocato, per essersi presentato in udienza prima ancora di prestare giuramento. Dulcis in fundo proprio i guai derivati dal ruolo che Crocetta gli ha regalato quando anche la politica lo ha lasciato disoccupato, quello di commissario liquidatore, e poi presidente, di Sicilia e-Servizi. Un incarico maledetto, per Ingroia: prima la scure della Corte dei conti, che gli contesta un danno erariale di 100mila euro per 75 assunzioni ritenute irregolari risalenti al marzo 2014 (globalmente il danno stimato per le casse pubbliche a tutti i responsabili, e cioè Crocetta, l'avvocato distrettuale dello Stato e alcuni ex assessori è di due milioni 257mila euro); quindi le polemiche sul suo stipendio, rimasto maxi (circa 200mila euro, ha denunciato l'Espresso ) a dispetto degli sbandierati tagli agli emolumenti dei dirigenti.

Proprio dal caso aperto dalla magistratura contabile su Sicilia e-Servizi nasce quella che per Ingroia è la prima inchiesta penale che lo vede come possibile imputato. Qual è il nodo? Secondo la Corte dei Conti, ed evidentemente anche per il giudice che ha disposto l'imputazione coatta di Ingroia, Crocetta e degli altri responsabili del caso, le assunzioni del personale dell'ex socio privato in Sicilia e-Servizi sono state fatte in dispregio delle regole e del blocco delle assunzioni. Ingroia, sul punto, si è sempre difeso sostenendo di essere stato obbligato a fare quelle assunzioni, che comunque avevano il conforto del placet dell'Avvocatura dello Stato, visto che i giudici del lavoro, in diversi casi, avevano dato ragione ai dipendenti che avevano contestato il licenziamento, imponendone il reintegro. La procura di Palermo, retta all'epoca ancora da Francesco Messineo, era comunque stata benevola con l'ex collega e col governatore paladino di legalità. Infatti aveva sì aperto il fascicolo, ma a carico di ignoti, su quelle assunzioni, ma ne aveva chiesto l'archiviazione l'estate scorsa. La doccia fredda è arrivata ora da un ex pm battagliero, adesso Gip, Lorenzo Matassa.

Lui, che da pubblico ministero osò indagare Leoluca Orlando per la chiusura ultraventennale del teatro Massimo di Palermo, ha bacchettato da Gip i colleghi della procura ricordando che i nomi dei responsabili da indagare c'erano eccome, visto che li aveva indicati la Guardia di Finanza in una nota. Di qui l'imputazione coatta per Ingroia. E il suo debutto dall'altra parte della barricata, nella scomoda posizione di indagato.

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