Tra innovazione e rivoluzione: il nuovo modello di lavoro agile sposato da JTI

A partire da ottobre JTI, come gruppo internazionale, ha deciso di adottare ufficialmente una nuova modalità di lavoro che prevede un modello ibrido 50% in ufficio e 50% da remoto

Tra innovazione e rivoluzione: il nuovo modello di lavoro agile sposato da JTI

Una nuova modalità di lavoro realizzata in smartworking. Funzionale, sicura, basata sulla fiducia e, a suo modo, rivoluzionaria. A partire da ottobre, JTI ha adottato ufficialmente un modello lavorativo ibrido "50% in ufficio e 50% da remoto". Questo significa che i dipendenti del gruppo non abbandoneranno completamente il lavoro d'ufficio e l'interazione umana, e che le mansioni saranno svolte in modo flessibile e responsabile.

Un nuovo modo di lavorare

"La scelta nasce dal voler garantire quell'interazione umana minima che mantiene i nostri team solidi e coesi, allo stesso tempo dando un alto livello di flessibilità e responsabilizzazione. Il nuovo modo di lavorare a cui aspiriamo si basa infatti sulla fiducia, e implica un focus sulle prestazioni e sui risultati, non sulle ore passate in ufficio. Vogliamo guardare al lavoro come a un'attività, non come un luogo (l’ufficio appunto) o un tempo (le 8 ore lavorative)", ha spiegato Yassine Kabbaj, People & Culture Director di JTI Italia.

La vera rivoluzione, dunque, sta nel significato che JTI ha attribuito al lavoro stesso: non più qualcosa da collegare a un ufficio o al tempo, ma una attività da svolgere coordinandosi con gli altri colleghi. Come se non bastasse, l'adattamento alle nuove policy della filiale italiana, ovvero JTI Italia, è stato progettato da una task force di dipendenti trasversale alle varie aree dell’azienda. Detto in altre parole, sono stati gli stessi dipendenti a costruire il loro modello di lavoro ideale.

"Il riscontro che abbiamo avuto finora sul nuovo approccio è stato molto positivo. I dipendenti lo vedono come proseguimento del nostro percorso di welfare aziendale. Un welfare che prevede iniziative come un minimo di 20 settimane di congedo parentale completamente retribuito, indipendentemente dal sesso, dall'orientamento sessuale o dal modo in cui si è diventati genitori", ha spiegato Kabbaj.

Prima di proseguire, è tuttavia importante sottolineare un aspetto chiave. Grazie a una cultura aziendale aperta, un ambiente di lavoro collaborativo e a piani di carriera costruiti sulle proprie competenze, JTI ha ottenuto il tris di certificazioni Top Employers anche per il 2021. L’azienda, per l’undicesimo anno consecutivo, ha ricevuto la certificazione in Italia e ha celebrato il decimo anno consecutivo da Top Employer in Europa. Il riconoscimento è stato anche assegnato all’intero gruppo internazionale, che rientra ancora una volta fra una selezionata cerchia di 16 realtà aziendali certificate per l’eccellente attenzione al capitale umano a livello globale.

La chiave del successo

Organizzazione, cultura e tecnologia: sono questi i tre pilastri che consentono al modello lavorativo ibrido proposto da JTI di essere efficace ed efficiente. Per quanto riguarda la tecnologia, è stata allestita una solida base tecnologica per favorire il lavoro a distanza utilizzando strumenti quali Microsoft Teams, Workplace, Planned, Mentimeter, Whiteboard e altri software. I dipendenti sono inoltre stati attrezzati a livello tecnico per essere in grado di lavorare in remoto senza alcun problema.

Se l'aspetto tecnologico può essere affrontato con discreti risultati da quasi tutte le aziende, gli altri due aspetti citati risultano ben più complessi da maneggiare. "Ciò che richiede uno sforzo maggiore è l’essere pronti a livello organizzativo e culturale", ha sottolineato, ancora, Kabbaj. Da questo punto di vista, il percorso di preparazione di JTI è iniziato prima della pandemia, quando tutte le aree e funzioni hanno adottato cambiamenti volti a rendere le operazioni più agili e veloci.

L'organizzazione è così diventata più snella, con l’eliminazione di stratificazioni inutili e l’adozione di metodi di controllo adeguati riguardo la gestione delle persone. I processi decisionali ne sono così usciti rafforzati. Un’attenzione particolare è stata data al chiarire ruoli, responsabilità e modalità di interazione tra i dipendenti. "Abbiamo utilizzato matrici RACI per tutta l'organizzazione, in modo da sapere chi esegue, chi è responsabile, chi ha un ruolo di consulenza e chi deve essere informato per ogni specifica attività o compito. Questo ha portato quella chiarezza necessaria, soprattutto per lavorare da remoto", ha dunque spiegato Kabbaj.

Un percorso innovativo e coraggioso

La parte veramente critica è però quella culturale. "Riteniamo infatti che metodologie e tecnologie funzionino solo se in azienda ci sono team che si sentono in controllo del loro lavoro e pienamente responsabili. Per questo abbiamo portato a termine 1.100 ore di sessioni di coaching sull’empowerment. Ossia la presa di consapevolezza del proprio potenziale e della propria capacità di portare a termine gli obiettivi. Altre 700 ore verranno svolte da qui a fine anno. Queste sessioni coinvolgono tutti i livelli dell’organizzazione, perché siamo convinti che l’empowerment debba partire dal basso, e dunque non riguardi solo chi ha posizioni di leadership", ha chiarito, ancora Kabbaj.

JTI ha insomma deciso di intraprendere un percorso coraggioso, volto alla trasformazione organizzativa e culturale del proprio modus operandi in ambito lavorativo.

La resilienza e il livello di impegno mostrato dai dipendenti durante la pandemia ha confermato la bontà di questo progetto, che va incontro alle esigenze di una moderna forza lavoro multigenerazionale, diversificata e inclusiva. "La qualità conterrà sempre più della quantità, e i nostri manager sono consapevoli che le persone devono essere al centro di questo cambiamento", ha concluso Kabbaj.

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