Gli insetti potrebbero scomparire in un secolo, il rischio della fine del mondo

Perdiamo circa il 2,5% di insetti all'anno ma fino ad ora non sono ancora state prese importanti misure che possano scongiurare una futura estinzione

Gli insetti potrebbero scomparire in un secolo, il rischio della fine del mondo

Il monito arriva direttamente dall'autorevole rivista Science Direct che pubbliche le ricerche sugli insetti dei biologi Francisco Sánchez-Bayo​ e Kris Wyckhuys​ i quali fanno riferimento all'Università di Sydney e a quella di Pechino

Spesso ci si preoccupa dell'estinzione di qualche grosso mammifero, o di qualche uccello che vive dall'altra parte del globo in condizioni estreme oppure semplicemente in totale isolamento. Ma cosa succede a quei piccoli insetti che ogni giorno ci ronzano intorno? Oppure quei ragni che noi scacciamo con tanta forza nonostante la loro esile struttura? Secondo i due biologi nessun paese sta attuando nessuna misura per poter preservare le bestioline. Infatti, spariscono in una misura di 8 volte superiore a quella di qualsiasi mammifero o uccello. La massa totale di bestioline calerebbe ogni anno del 2,5%. Una velocità incredibile che potrebbe davvero pregiudicare il nostro futuro. Un terzo sarebbe a rischio estinzione. I dati sono stati raccolti tutti intorno al mondo, infatti sono stati analizzati habitat di Europa, Stati Uniti, Sud America, Cina e Australia.

Nella sola Inghilterra tra il 2000 e il 2009 sarebbero scomparse il 58% delle farfalle e falene nei campi:"Tra 10 anni avremo un quarto di insetti in meno, tra 50 anni ne rimarrà la metà e tra 100 anni non ce ne saranno più", questo il commento di Francisco Sànchez-Bayo dell'Università di Sydney. Gli insetti servono alla conservazione di tutti gli ecosistemi, e già più volte si è parlato del problema delle api che stanno pian piano scomparendo.

"A meno che non cambiamo i nostri modi di produrre cibo, gli insetti nel loro insieme percorreranno il sentiero dell’estinzione in pochi decenni. Le ripercussioni che questo avrà per gli ecosistemi del pianeta saranno a dir poco catastrofiche", scrivono gli autori dello studio che sta facendo il giro del mondo a causa della criticità con cui sta ponendo il problema: tra un secolo il mondo potrebbe finire.

Il problema principale secondo gli scienziati è l'agricoltura intensiva, ovvero quella tipologia di coltivazione che distrugge le foreste e utilizza pesticidi per accelerare i processi di produzione e ridurre al minimo i danni derivati dagli stessi insetti.

A fare altri danni è poi il cambiamento climatico che non da possibilità alle piccole bestiole di riuscire ad adattarsi a cambiamenti climatici troppo instabili per cui spesso l'evoluzione non è pronta.

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