Insulta i capi in una chat, ma il collega fa la spia: indagato

Uno dei due dirigenti l'ha querelato per diffamazione

Insulta i capi in una chat, ma il collega fa la spia: indagato

Si sfoga con un collega, mandando a quel paese il suo capo e si ritrova querelato per diffamazione e inquisito. È successo a un 55enne, sindacalista della Trieste Trasporti che, su una chat di Whatsapp aveva scritto parole offensive nei confronti dei dirigenti dell'azienda, uno dei quali l'ha querelato.

Un paio di mesi fa, conversando su una chat, il dipendete, componente del consiglio direttivo dell'Ugl aziendale, stava discutendo con alcuni colleghi in merito alle agevolazioni previste per gli autisti, con una certa anzianità di servizio. A detta del 55enne, tali misure non venivano riconoscute a tutti in egual misura. Poi lo sfogo. E sulla schermata era comparso un messaggino con scritto: "Ma vadano a fan.. pezzi di m..", riferendosi ai due manager dell'azienda Trieste Trasporti. Un momento di rabbia, confermato dal fatto che subito dopo, il sindacalista, aveva chiesto scusa per le parole espresse nella conversazione on line, come riporta Il Piccolo.

Uno dei colleghi del gruppo Whatsapp, però, ha scattato uno screenshot della schermata e l'ha inviato ai dirigenti, uno dei quali ha querelato il 55enne. Ora il sindacalista è accusato per diffamazione aggravata e indagato dalla procura di Trieste. L'aggravante risiede nella pubblicità che può comportare l'uso di una chat online.

Oltre all'inchiesta, coordinata da pm Chiara De Grassi, il dipendente dovrà affrontare anche il procedimento disciplinare, avviato a suo carico dalla ditta, per insubordinazione.

L'avvocato William Crivellari, che difende il sindacalista, sostiene così il suo cliente:"Era una chat privata e non una pagina Facebook accessibile a tutti. Era una conversazione in cui un sindacalista dovrebbe essere libero di dire quello che pensa".

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