"Speriamo che ti violentano" è la frase pubblicata sulla pagina Facebook "Uniti a Salvini " e indirizzata a Michela Murgia. La scrittrice sarda è stata anche minacciata di morte su social. Tutto per un intervento in favore dei migranti che l'autrice ha fatto durante un incontro a Bologna lo scorso 8 giugno. Il gruppo social, che vanta 13 mila 595 iscritti, è stato ora chiuso al pubblico e i post di natura più violenta, dopo le segnalazioni alle autorità postali, sono stati rimossi.
"Voglio ringraziare le moltissime persone che hanno fatto la segnalazione e che in queste ore mi hanno manifestato solidarietà e vicinanza a vario titolo. È questo che occorre fare: agire uniti e vicini, riconoscendoci nei principi democratici che garantiscono la libertà di tutti e tutte", ha scritto sulla sua pagina Facebook l'autrice di "Noi siamo tempesta". Non solo. La Murgia ieri, sempre sui suoi canali social, aveva evidenziato come “le pagine di sostegno al governo leghista che consentono questo linguaggio hanno come scopo l'intimidazione". In questo modo si vuol mostrare "cosa succede a chi ha idee diverse dalle loro e si permette di manifestarle apertamente." E poi la scrittrice di origine sarda ci è andata giù pesante. "Questo comportamento ha un nome: si chiama squadrismo” ha sottolineato nel suo commento.
"Indicare come bersaglio dell'odio chi esprime dissenso non è un problema né per lui né di conseguenza per il suo staff, perché è un metodo condiviso e praticato ai livelli più alti del partito, dagli insulti sul web alle bambole gonfiabili delle donne avversarie ai comizi, dalle facce dei dissidenti esposte sui manifesti ai raduni di piazza ai “bacioni” di sberleffo agli scrittori sotto scorta, fino alle botte a chi espone scritte sovversive come "ama
il prossimo tuo". Che tra Matteo Salvini e Michela Murgia non scorra buon sangue si sa. Non è la prima volta, infatti che i due si scontrano. Lo hanno già fatto in passato, in tv e a botte di "stati" su Facebook.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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