Porte divelte e appoggiate al muro. Pareti lordate dalle scritte con bombolette spray. Nastro adesivo per tappare i buchi da cui uscivano topi nei bagni. Aule blindate da dentro con sbarre di ferro per dissuadere i ladri da furti e atti vandalici. La mensa con l'intonaco scrostato dall'umidità e dalla muffa. Il cortile abbandonato da tempo con un paesaggio che assomiglia ad un cantiere edile. Porte di cartone per dividere i bagni dei maschi da quelli delle femmine. Infine, il tetto crollato e abbandonato sul prato dei bambini.
Non è un racconto horror, né la descrizione di un campo rom. Ma la testimonianza delle pietose condizioni in cui si trova la scuola Garofani di Rozzano. Quella che - per intendersi - è finita nei giorni scorsi nel ciclone della polemica, dopo che il preside Marco Parma ha deciso di non far cantare le canzoni di Natale ai bambini dell'istituto scolastico per non dare fastidio ai "non cristiani".
Guardando le immagini pubblicate sulla pagina Facebook di Matteo Salvini (che oggi ha visitato la scuola portando un presepe) si rimane basiti. E viene da chiedersi per quale motivo il preside, invece di boicottare i canti natalizi, non si sia impegnato a migliorare le condizioni strutturali delle mura scolastiche. Perché, insomma, non si sia attivato per alzare un polverone non contro il Bambino Gesù, ma contro la Buona scuola di Renzi (che ancora non sembra dare alcun risultato).
Più del decoro del luogo dove i bambini di Rozzano passano metà della giornata, per il dirigente era di
maggiore importanza la "guerra santa" contro il Natale. Perché attaccare le tradizioni cristiane, evidentemente, giova di più di garantire aule decenti, bagni puliti e cortili dove poter giocare senza rischi.
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