"Ayer me mataron", ieri mi hanno uccisa. Con queste parole un post su Facebook di una ragazza paraguaiana ha fatto il giro del mondo. Il post è stato scritto da Guadalupe Acosta, è come se a parlare fossero Maria Coni e Marina Menegazzo, due turiste argentine uccise a fine febbraio, mentre viaggiavano insieme in Ecuador, da due uomini che le avevano ospitate. Guadalupe Acosta non è rimasta in silenzio e ha risposto su Facebook: "Ieri mi hanno uccisa... ma peggio della morte è stata l'umiliazione che è venuta dopo", si legge nel post, che dà voce a Maria e Marina. "Non mi sono fatta toccare e mi hanno spaccato il cranio", continua, lapidario. "Mi hanno accoltellato, lasciandomi morire dissanguata. Mi hanno avvolto in un sacco nero, sigillato con il nastro adesivo e il mio corpo è stato abbandonato sulla spiaggia, dove sono stata ritrovata dopo qualche ora".
E ancora: "Come eri vestita? Perché eri da sola? Sei andata in un posto pericoloso? Perché una donna viaggia sola, senza essere accompagnata?". Non si risparmiano le accuse ai genitori, "per non avermi tarpato le ali, per avermi lasciato essere indipendente". In una parola, per aver permesso alle ragazze di vivere.
Avevano 22 e 21 anni Maria e Marina, ed erano in vacanza a Montanita. Secondo la polizia, erano rimaste senza soldi e avevano accettato l'offerta di due ragazzi di un posto dove passare la notte. I loro corpi sono stati ritrovati chiusi in un sacco. "Se al nostro posto ci fossero stati dei ragazzi sarebbero state spese solo parole di cordoglio.
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