Quello dei matrimoni forzati, nel nostro Paese, è un "fenomeno che sta aumentando sempre di più". A dirlo sono gli psicologi del Servizio 114 Emergenza Infanzia, gestito dal Telefono Azzurro, dopo il caso della quindicenne di origine egiziana, che la famiglia aveva deciso di dare in sposa ad uno sconosciuto di dieci anni più grande di lei, e che proprio al 114, su consiglio di una sua compagna di classe, si è rivolta per denunciare quanto stava accadendo.
Quello della ragazzina egiziana non è, quindi, un caso isolato, anzi. Storie di imposizioni e abusi, come quello subito da un’altra adolescente originaria del Bangladesh, rasata a zero dalla madre perché si rifiutava di indossare il velo, sono sempre più presenti sulle pagine dei quotidiani nazionali. “Ovviamente, dobbiamo osservare il fenomeno più approfonditamente, perché bisogna capire se esistono dati che ancora non sono venuti alla luce e di conseguenza, se è il fenomeno ad aumentare o se è il dato che aumenta, perché oggi è diventato più facile chiedere aiuto”, spiega a ilGiornale.it Flaminia Cappellano, psicologa e psicoterapeuta, referente del servizio 114 Emergenza Infanzia del Telefono Azzurro.
Matrimoni forzati: un fenomeno sommerso ma in crescita
Quello delle “spose bambine”, infatti, è un fenomeno ancora “sommerso” di cui è difficile definire l’entità. “Spesso le vittime chiamano per denunciare violenze sessuali, fisiche, psicologiche o per atti autolesionistici e tentativi di suicidio che sono legati a situazioni di questo tipo”, spiega la psicologa, “e quindi per noi è difficile definire i numeri con certezza”. E anche se il numero dei casi di matrimoni forzati, secondo i dati del Telefono Azzurro, “non è elevatissimo”, spiega la dottoressa Cappellano, “bisogna considerare anche le difficoltà che le vittime di situazioni di questo tipo incontrano nel chiedere aiuto”. “Spesso si tratta, infatti, di situazioni gravi, in cui minacce e violenze psicologiche, possono intimorire le vittime, che pensano di non essere in grado di uscire da quella situazione”, spiega la psicologa. “Il fenomeno”, continua la dottoressa, “è ancora troppo poco conosciuto tra i minori, per questo siamo impegnati all’interno delle scuole per far conoscere questo ed altri tipi di violenza”.
Probabilmente, insomma, sono tantissime le bambine e le adolescenti vittime che non riescono a denunciare le violenze che subiscono. Per questo, afferma la dottoressa Cappellano, “è importante che sempre più persone conoscano il servizio del 114 e che sappiano che ‘dire no’ alla violenza è un loro diritto”. Nel caso della quindicenne egiziana di Torino, ad esempio, è stato fondamentale l’aiuto della compagna di classe, che ha spinto la giovane a rivolgersi al 114. Per questo, “è importante che i ragazzi conoscano l’esistenza e il funzionamento di questo servizio, e che sappiano che dietro a quel numero ci sono persone che possono risolvere i loro problemi”, spiega la psicologa.
In Italia nel 2016 circa cinque bambini al giorno vittime di violenza
Al 114, che è attivo 24 ore su 24, rispondono psicologi specializzati che raccolgono le prime informazioni fornite dalla vittima o da un segnalatore. Se esiste un pericolo effettivo, come nel caso della studentessa torinese di origine egiziana, il servizio Emergenza Infanzia, attiva la rete dei servizi di emergenza sul territorio. "In casi come questi, è fondamentale essere in grado innanzitutto di fornire ascolto e accoglienza”, ha spiegato a proposito della vicenda della “sposa bambina” di Torino, Ernesto Caffo, neuropsichiatra infantile e presidente di Telefono Azzurro, “garantendo altresì un intervento immediato e ponderato, che tenga conto delle esigenze e del benessere del minore”. Oltre alla linea telefonica, il servizio Emergenza Infanzia è attivo anche attraverso la app “SoS 114”, che permette di intervenire in modo tempestivo grazie al sistema di geolocalizzazione.
Nel 2016 le emergenze gestite dal Telefono Azzurro sono state 1.700. “Significa che, di media, in Italia, ogni giorno circa cinque bambini o adolescenti, lo scorso anno, si sono trovati in situazioni di emergenza o di pericolo”, spiega la dottoressa Cappellano. Nello stesso periodo, inoltre, sono state 3.796 le consulenze effettuate sulla linea di ascolto 19696. “Più della metà dei casi denunciati nel 2016 riguardano situazioni di abuso e violenza”, spiega Flaminia Cappellano.
Una categoria che comprende “gli abusi sessuali, la violenza psicologica e i maltrattamenti” che, secondo la psicologa, “nella maggior parte dei casi, vengono perpetrati da persone che sono all’interno del complesso familiare”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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