Prima sembrava non si potesse più vivere senza mascherine. La corsa a cercarle, introvabili per diverse settimane, comprarle e ricordarsi di non uscire di casa senza averle indossate. Pena, oltre al rischio di rimanere contagiati, anche quella di incorrere in una salata sanzione. Molte regioni le hanno infatti rese obbligatorie. A febbraio, quando ormai l’epidemia era in piena espansione e cominciavamo ad averne notizie in proposito, l’uso delle mascherine era necessario. Anche a marzo in un certo senso. E in quei due mesi invece niente, più facile trovare una borsa piena d’oro. Stesso dicasi per l’Amuchina che in due giorni era sparita dagli scaffali di ogni supermercato.
Come ricordato da la Verità, era il 1° febbraio quando il governo aveva scritto sulla Gazzetta Ufficiale di un'emergenza di sei mesi per epidemia virale. Da quel preciso momento avremmo dovuto indossare tutti le mascherine, pensare all’igiene utilizzando gel specifici e mantenendo il distanziamento sociale, al massimo per un mese, non di più. E invece siamo ancora qui, con protezioni su naso e bocca, a cercare di stare lontani l’uno dall’altro. Cosa è andato storto? Più o meno tutto. A cominciare dal fatto che le mascherine erano introvabili. Magari il governo avrebbe dovuto dare delle dritte su come fabbricarle in casa, magari di stoffa, lavabili e riutilizzabili, lasciando così quelle vere ai medici e al personale sanitario. Meglio di niente.
I danni che provoca l'uso continuo delle mascherine
Essendo un virus nuovo, molti passi falsi sono stati fatti, e non solo in Italia. Come per esempio l’iniziale intubazione con uso del ventilatore che sembra abbia invece contribuito a innalzare il numero dei decessi. Adesso si ricorre ad antinfiammatori, immunomodulatori, eparina e plasma. Tornando alle mascherine, si usano in luoghi chiusi, ma meglio evitarle all’aperto e se si sta guidando. I rischi alla salute che possono derivare dal loro continuo utilizzo sono infatti diversi, come spiegato dal Dr. Russell Blaylock. Per esempio mal di testa, aumento dell'insufficienza respiratoria, ipercapnia, ovvero l’aumento dell'anidride carbonica nel sangue perché viene inspirata nuovamente, ipossia, insomma, malattie che possono portare ad altre patologie più gravi, come crollo delle difese immunitarie e situazione favorevole al tumore.
Ovviamente dipende anche dal tipo di mascherina che si indossa. Le più pericolose sono quelle maggiormente chiuse. Quella fatta in casa di stoffa e quella chirurgica sono invece le meno pericolose. Sempre però da non usare all’aria aperta o se si hanno problemi polmonari. Sconsigliate anche per i più piccoli. La maschera respiratoria N95, se da una parte filtra il 95% delle particelle, dall’altra compromette la respirazione molto di più di una maschera morbida e provoca mal di testa. Il suo uso continuo porta anche a una riduzione dell’ossigenazione del sangue pari al 20%. Insomma, meglio evitarla e lasciarla invece a chi lavora negli ospedali.
Meglio chiedere a veri medici
Anche se fa meno danni, non è che quella chirurgica può essere indossata sempre. Dopo ore può causare ipossia, e inibire le principali cellule immunitarie, i linfociti T Cd4+, aumentando così il rischio di infezione. Senza tralasciare il fatto che un infetto, quando le indossa continua a immettere nei polmoni il virus che espelle con il respiro, andando ad aumentarne la concentrazione. Un circolo vizioso. Capibile come molti governatori vogliano obbligare i cittadini all’uso delle mascherine, per poter riaprire le attività e i confini. Ma molti medici sostengono che possono essere un danno per la nostra salute.
La giornalista de La Verità conclude il pezzo chiedendosi “quanti dei cosiddetti esperti di Conte sono medici? Questi 450 tizi che noi dobbiamo mantenere come sono stati scelti? Multare chi non porta la maschera è un gesto gravissimo”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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