L’Iss contro il governo: "Test anche agli asintomatici"

Continua la guerra delle cifre. Governo e Iss in rotta di collisione sul modo in cui vengono conteggiati i malati da coronavirus sul territorio italiano

L’Iss contro il governo: "Test anche agli asintomatici"

Continuano i problemi sul conteggio dei malati da coronavirus. C’è una guerra di cifre. Statistiche e numeri che scatenano polemiche su polemiche tra i tecnici. Quegli addetti ai lavori, quegli scienziati, che forniscono un supporto imprescindibile al governo. Sono divisi. E, al centro delle “chiacchiere”, c’è la svolta dell’esecutivo di non fornire più tutti i dati sui contagi, ma soltanto quelli dei casi clinici. Di chi insomma sta male e finisce in ospedale. Ora a storcere il naso sono le istituzioni sanitarie italiane ed europee. Con i super esperti dell’Istituto superiore di sanità (Iss) che, dietro la decisione governativa di non sottoporre più a test chi è asintomatico vedono il pericolo che la situazione sfugga di mano, “facendo schizzare in alto” il numero dei malati.

A non prendere bene questa decisione c’è anche un’istituzione europea. L’Ecdc, l’Agenzia europea di prevenzione e controllo delle malattie. Fa sapere di non credere che i focolai di infezione al nord del Paese dipendano dal fatto che noi abbiamo cercato il virus mentre gli altri no. “È assolutamente vero che in Italia sono stati testati pazienti senza sintomi e che siano stato eseguiti molti tamponi. Ma la stessa cosa è avvenuta anche in altri Paesi”, confida a La Stampa, un dirigente dell’agenzia che chiede di restare anonimo. “Non penso - aggiunge - che l’emergere di focolai in alcune zone del nord si possa spiegare semplicemente in questo modo”.

L’Europa, non vede di buon occhio la decisione di Giuseppe Conte e compagni. A non convincere gli esperti europei è poi la scelta di escludere dal conteggio i casi non ancora convalidati dall’Iss. Da due giorni il governo ha deciso, infatti, che la definizione di “caso” deve essere fatta, direttamente, dall’Istituto Superiore di Sanità. La motivazione sarebbe semplice: perché questo test può dare falsi positivi e falsi negativi, per cui è importante che quelli che emergono dalle regioni vengano ancora considerati come casi sospetti. Walter Ricciardi, membro dell’Oms e consulente del governo per l’emergenza, aveva affermato: “È importante che le regioni non facciamo comunicazione. Per l’impegno di trasparenza che noi abbiamo con le istituzioni internazionali, se loro dicono che quello è un caso, anche se sospetto e non confermato, noi poi lo dobbiamo comunicare a livello internazionale”. Con le relative ripercussioni. In seguito, cosa fondamentale, aggiungeva: “Sovrastimati i casi positivi”.

Netta la risposta europea. “Per quanto riguarda i casi confermati - dice l’Ecdc - è corretto sia l’Iss a validarli, ma non vediamo tanti falsi positivi. Pertanto in via precauzionale e alla luce delle evidenze della qualità dei test al di fuori dei centri di riferimento regionali, verranno utilizzati i dati che includono i controlli fatti localmente e non solo quelli validati dall’Istituto”. Per l’Europa il contatore dell’epidemia in Italia continuerà a girare più velocemente di quanto vorrebbe il governo italiano, spaventato dalle fibrillazioni dei mercati e dello spread.

Ma anche al prestigioso Istituto superiore di sanità crescono di ora in ora i dubbi sull’ultima inversione di rotta “minimalista” delle nostre istituzioni. I conti sono presto fatti.

Somministrando i tamponi solo a chi ha sintomi e ha avuto contatto con persone o aree contagiate, e comunicando solamente i casi clinici, saranno sempre di più i contagiati che finiranno fuori dai radar, rischiando di propagare l’infezione. Da qui la previsione che il tasso di letalità finirà potrebbe schizzare. Dati che fanno riflettere in un momento delicato per tutto il Paese.

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