La soccorre dopo un malore e la stupra: condannato 30enne

Un uomo è stato condannato per violenza sessuale: secondo l'accusa, dopo aver accompagnato a casa la cinquantenne con cui aveva trascorso la serata avrebbe preteso e ottenuto un rapporto sessuale

Una volante dei carabinieri
Una volante dei carabinieri

Si sarebbe offerto di riaccompagnare a casa la donna di cinquant'anni che aveva conosciuto poche ore prima in un bar, dopo che quest'ultima aveva accusato un lieve malore. Solo che, invece di accomiatarsi una volta arrivati a destinazione, sarebbe entrato con la forza nella sua abitazione e l'avrebbe costretta con la forza ad avere un rapporto sessuale. Una vicenda svoltasi un anno fa a San Giovanni Valdarno (in provincia d'Arezzo, in Toscana) e che ha come protagonista un trentenne, condannato in primo grado a sette anni e due mesi di reclusione per violenza sessuale.

In base alla ricostruzione effettuata dagli inquirenti, i due si sono incontrati in un bar del centro storico, una sera d'estate di dodici mesi fa. Hanno trascorso qualche ora insieme, parlando e conoscendosi fra un drink e l'altro. Poco prima della mezzanotte, la donna avrebbe accusato un po' di stanchezza, esternando l'intenzione di fare ritorno al proprio appartamento per riposare, e il giovane si sarebbe offerto di accompagnarla.

Secondo l'accusa però, la cinquantenne si consegnò senza saperlo al proprio aguzzino, di fatto: giunti davanti al portone d'ingresso e dopo essersi salutati, quest'ultimo avrebbe rifiutato di andarsene. Avrebbe preteso al contrario non solo di entrare, ma anche di consumare con lei un rapporto completo. E stando alle ricostruzioni, ci sarebbe riuscito nonostante il parere contrario della donna: ad avvertire i carabinieri fu una vicina di casa, scossa dalle urla di aiuto che provenivano dalle mura attigue.

E solo una volta sorpreso in flagranza da alcuni passanti, insospettiti dai rumori di colluttazione provenienti dall’edificio, l’uomo si sarebbe frettolosamente rivestito e dato rapidamente alla fuga a piedi per far perdere le proprie tracce. Tanto che i militari, una volta giunti sul posto, non sarebbero siusciti a rintracciarlo. Fu solo questione di tempo: le indagini portarono subito alla sua identificazione, anche grazie al supporto dei filmati delle telecamere di videosorveglianza. E con la collaborazione della polizia municipale, l'uomo venne rintracciato già nei giorni successivi: aveva abbandonato temporaneamente il proprio domicilio, trasferendosi da un amico (risultato estraneo ai fatti).

Il primo atto del processo, svoltosi qualche giorno fa, si è concluso con la sua condanna.

La vicenda non sembra tuttavia destinata a concludersi a breve: il trentenne continua a sostenere di non aver violentato la donna, ma di essere salito in casa sua dietro esplicita richiesta. E tramite il proprio legale, ha annunciato la decisione di fare ricorso.

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