La doppia vita di Butungu: dalla cooperativa allo stupro di Rimini

Guerlin Butungu, 20 anni, arrivò a Lampedusa nel 2015. Poi i centri di accoglienza, il lavoro per una coop e lo stupro. Non ha ancora mostrato segni di pentimento

La doppia vita di Butungu: dalla cooperativa allo stupro di Rimini

Prima lo sbarco, poi la richiesta di asilo, il permesso di soggiorno, gli abiti firmati, il lavoro nella cooperativa e infine lo stupro. La vita di Guerlin Butungu, 20 anni, si riassume più o meno così. E il film della sua esistenza sembra fatto da due capitoli opposti. Il congolese in giacca e cravatta al lavoro e quello vestito di violenza sulla spiaggia di Rimini.

La sua permanenza in Italia diventa forse il simbolo dell'integrazione mancata e dei rischi che l'immigrazione senza limiti porta con sé. Il ventenne è accusato di aver violentato una ragazza polacca sulla spiaggia di Rimini e di aver ripetuto l'orrore su una trans polacca. Vi basta?

Era il capo della banda, Butungu. L'unico maggiorenne del gruppo di stupratori che ha squarciato la tranquilla estate della riviera. Sbarcato a Lampedusa nel 2015, il sistema di accoglienza italiano lo aveva spedito a Pesaro Urbino, ospite - a spese nostre - della coop Labirinto. Ad accoglierlo la comunità di Acquaviva di Cagli, che se lo ritrovò alla porta il 25 novembre 2015. Il suo percorso di integrazione inizia qui, e forse il modo in cui su è concouso dovrebbe farci riflettere sul funzionamento delle strutture per profughi. Ma tant'è. A settembre 2016 Butungu finisce nelle mani della cooperativa Freedom di Pesaro del circuito Sprar, dove ci rimane quasi un anno fino al 22 aprile 2017. "Non ha mai creato problemi né avuto comportamenti inadeguati, seguendo le regole del servizio", ha detto Cristina Ugolini, responsabile della coop Labirinto intervistata da Rtv. In Italia Butungu è regolare perché dopo aver fatto richiesta di asilo aveva ottenuto un permesso di soggiorno. Non è ancora chiaro se si tratta dello status di rifugiato o se è un permesso per motivi umanitari.

Eppure qualcosa era cambiato. Sembra una doppia vita la sua. Su faceboo messaggi di cordoglio per le vittime di Amatrice e poi nessuna pietà per le donne stuprate. Nonostante i corsi come cameriere al ristorante "La Perla" a Fano e i tirocini lavortivi, l'abbandono dello Sprar deve aver cambiato qualcosa. Lavorava come volontario in una cooperativa e certo non avrà incassato uno stipendio da nababbo. Ma negli ultimi tempi si vestiva bene, pubblicava foto su Facebook con abiti firmati e chi lo conosceva diceva che qualcosa di strano c'era. Continue foto di serate in discoteca, scatti al mare. Insomma, faceva la bella vita. Quando gli chiedevano come facesse a condurre quell'esistenza, evitava di rispondere. Esattamente come ha provato a fare ieri sera, quando aveva preso la sua valigia per salire sul treno alla stazione di Pesaro diretto a Milano. I poliziotti lo hanno rintracciato perché con sé portava ancora il cellulare. Quando si sono presentati di fronte a lui, accerchiandolo, Butungu ha provato a negare.

Poi si è arresto, senza però mostrare alcun pentimento. Ecco il Butungu dalle due facce: l'elegante rifugiato che su Fb scrive "siamo tutti fratelli" da una parte e dall'altra lo stupratore che fugge su un treno armato di coltello.

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