Lampedusa, sbarchi fuori controllo: quasi 33mila clandestini in un anno

Il report emesso Mediterranean Hope parla chiaro: il fenomeno dell'immigrazione dall'Africa verso le coste siciliane è irrefrenabile e pericoloso con più di 2mila persone morte in mare nel 2021

Lampedusa, sbarchi fuori controllo: quasi 33mila clandestini in un anno

Sono 32.841 i migranti che partendo dal nord Africa hanno raggiunto Lampedusa nel 2021. È questo il bilancio redatto da Mediterranean Hope, Programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, dal quale emerge quanto il fenomeno migratorio diretto sulle coste dell’isola siciliana sia ormai sfuggito da ogni sorta di controllo.

Lampedusa punto strategico

La posizione dell’isola maggiore delle Pelagie è strategica: sono infatti dalle 60 alle 150 le miglia che la separano dai porti tunisini e libici dai quali prendono il via i viaggi della speranza. Viaggi che avvengono, come spiega il report, "in mancanza di un sistema organizzato a livello nazionale o europeo di ricerca e soccorso in mare". E come la cronaca ha raccontato in diversi casi, il Mediterraneo centrale si è trasformato in più occasioni in un grande cimitero dell’immigrazione: più di 2mila le persone che hanno perso la vita nel 2021, molte delle quali ancora non hanno un nome perché disperse. Il bilancio delle vittime non fa prevedere dati confortanti nemmeno per il 2022: solo tra gennaio e febbraio si contano già circa 193 persone morte.

Le partenze dalla Tunisia e dalla Libia

Sono circa 16.626 i migranti che partono dalla Libia, mentre la restante parte, 15.238, si imbarca direttamente dai porti tunisini. Da qui, e precisamente da Sfax, a sud del Paese, si mettono in viaggio migranti provenienti dalla Costa d'Avorio, dalla Guinea, dalla Sierra Leone, dal Senegal e dal Mali. Ma circa 8mila persone sono di origine tunisina: la crisi economica, causata dalla pandemia, si legge nel report, è stata la causa principale che le ha spinte ad andare via. Tutti si imbarcano a bordo di imbarcazioni fatiscenti oltrepassando abbondantemente la capienza massima del mezzo. Molti di loro non immaginano nemmeno il rischio cui vanno incontro. Arrivare è una fortuna.

"Non avevo idea che attraversare il mare fosse così pericoloso", ha raccontato un ragazzo appena arrivato. Ogni migrante, racconta Mediterranean Hope ha una storia diversa che crea un legame con quella degli altri. "Lavoravo in un albergo a Djerba - ha detto un tunisino quarantenne - poi con la pandemia il settore turistico è rimasto schiacciato, non potevo più lavorare e sono partito". Un altro ancora ha dichiarato di non avere i soldi nemmeno per l’acquisto dei beni di prima necessità: "Non hai idea di quanto costi il pane, non mi posso permettere di comprare il pane per la famiglia". Molti di questi uomini portano con loro moglie e figli al seguito sfidando le sorti del mare. Sono in tanti a raccontare dentro l’hotpsot di Lampedusa ad aver visto la morte con gli occhi.

Le torture

Poi c’è la storia di chi è partito dall’Egitto, dal Congo, dalla Somalia, passando per la Siria e il Marocco, che ha subito giorni di torture e violenze nei carceri della Libia prima di potersi imbarcare da Zuwarah e Zawiyah.

Innumerevoli – si legge nel documento - sono state le testimonianze di torture, rapimenti, lavoro forzato, rapine, violenze e uccisioni. Catturate in mare e respinte nuovamente nei centri di detenzione in Libia, molte persone sono state costrette a pagare per uscire di prigione”.

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