Questa, per fortuna, non è una maggioranza troppo silenziosa o assopita o sottomessa. Non è inesistente. Giorgia Meloni ha sempre ricordato con un certo orgoglio che il suo è un governo politico. Non è in carica per spostare un po' più in là le elezioni, vissute come un orizzonte di instabilità o, peggio, come una sciagura. Non è nato da pessime congiunture astrali o dall'emergenza. Non mette insieme neppure chi non si riconosce. Non ha come missione il rigore di Monti o la straordinaria tutela di Draghi. Non mette insieme il verde e il giallo o il giallo e il rosso, con la sola speranza di tirare a campare, con lo strabismo che in politica non ha nulla di affascinante. È un governo di coalizione, espressione di quattro simboli che si sono presentati davanti agli elettori come alleati, insieme ma distinti, e se mai un giorno dovessero riconoscersi in una sorta di grande partito repubblicano non sarà per cannibalismo ma per un progetto politico senza facili scorciatoie. È per questo che adesso non bisogna aver paura delle differenze, di dire quello che si pensa, di discutere, di confrontarsi su questa o quella scelta. Non è un tabù. L'importante è non giocare sporco, sfibrando il premier e sperando in una sua caduta. Non è quello che sta accadendo, anche se a volte piace raccontarlo.
Il Superbonus per le ristrutturazioni edilizie, come altre questioni dove le sensibilità sono diverse, non sta scavando frontiere. Non mette a rischio il governo. Non fa apparire crepe. Non si cade questa volta sulla casa. Si ragiona su cosa non ha funzionato, sulla necessità di ritirare la misura per non generare macerie su macerie di spesa pubblica senza controllo e su come muoversi per in futuro.
Silvio Berlusconi ieri ha chiuso ogni possibile turbolenza. Il governo ha fatto quello che era saggio fare. C'era il rischio di far saltare il bilancio dello Stato. C'è un momento in cui bisogna fermarsi e riflettere, poi toccherà al «Parlamento, sovrano, discutere il decreto» e nel caso apportare modifiche. È il senso profondo della democrazia, dove il confronto di idee non è mai peccato. La cosa strana è che ormai quasi ci si sorprenda, perché ogni atomo del discorso politico deve per forza diventare uno scontro binario tra tifosi irriducibili.
La speranza, allora, è che la maggioranza di centrodestra esca da questa stagione di «bolle» contrapposte e lasci spazio alle anomalie. Non sono un disturbo. Sono il segreto dei governi che non hanno paura, quelli che vivono e non si arroccano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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