L'arcivescovo attacca l'Ue: "Lavora per il male comune"

L'arcivescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, ha tirato in ballo la Ue per la promozione di "nuovi diritti", per la parificazione tra cristianesimo e islam e per la scomparsa della dottrina sociale

L'arcivescovo attacca l'Ue: "Lavora per il male comune"

La Chiesa cattolica viene spesso tirata in ballo per la pastorale sulla gestione dei fenomeni migratori. C'è quasi unanimità dottrinale su quel tema. Per quanto riguarda la Ue, invece, le posizioni degli ecclesiastici italiani sono meno nitide. Dai presuli del Belpaese non sono arrivate né troppe critiche né troppe considerazioni in questi anni. I vescovi tendono ad accettare la situazione per quella che è, mentre le istituzioni sovranazionali non vengono quasi mai chiamate in causa. Sono ambiti correlati, ma nelle "prediche" si preferisce dribblare la questione politica. In questi giorni, si è distinto monsignor Giampaolo Crepaldi, che è l'arcivescovo di Trieste.

Un po' c'era da aspettarselo. Se non altro perché mons. Crepaldi - che si era già differenziato per le sue idee sui migranti - fa parte di quel filone ratzingeriano che continua a porre al centro del dibattito la necessità che le organizzazioni politiche continentali riconoscano l'importanza delle radici cristiane. É una vecchia battaglia, che il papa emerito e le gerarchie di allora hanno sostanzialmente perso. Ma non tutti sono disposti a mollare la presa. L'arcivescovo di Trieste ha preso la parola nello scorso fine settimana. L'incontro in cui mons. Crepaldi ha avuto modo di esporre il suo punto di vista sull'Unione europea è stato promosso dal quotidiano La Nuova Bussola Quotidiana e dall'Osservatorio Van Thuan. Due realtà che non possono essere incasellate nell'europeismo esasperato. Mons. Crepaldi ha attaccato l'Ue, come riportato su La Verità, partendo dalla bioetica. L'istituzione sovranazionale, stando al pensiero del centoseiesimo vescovo di Trieste, opera per il "male comune". Il giudizio è netto. Mons. Crepaldi si è riferito allo sdoganamento dei tanti "nuovi diritti", che dalle parti di Bruxelles e Strasburgo viene caldeggiato con insistenza. Tra le questioni sollevate, c'è stato spazio per parlare di aborto. L'arcivescovo ha ricordato come l'Unione europea rappresenti, oggi, il "principale finanziatore" delle interruzioni volontarie di gravidanza. Poi ci sono almeno altri tre elementi dello status quo, che un consacrato conservatore non può che notare, segnalandone la pericolosità.

Uno riguarda la promozione delle cosidette istanze Lgbt, che negano l'essenzialità della famiglia naturale. L'altra è l'equiparazione tra la confessione cristiano - cattolica e quella musulmana. Infine, c'è il culto dell'Europa in quanto tale, che l'arcivescovo di Trieste ha definito "religione civile". La dottrina sociale - questa è la sintesi della Weltanschauung del vescovo conservatore - è scomparsa dai radar della politica del Vecchio Continente.

Un ultimo monito è stato lanciato nei confronti degli slogan: "+ Europa", per Crepaldi, può voler significare "più Unione europea". Il che, per un cattolico che possa definirsi tale, non può che essere sconsigliabile.

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