L'arcivescovo di Cracovia boccia Greta: "Come un oracolo"

Il Vaticano ha "battezzato" Greta Thunberg. Ma non tutti nella Chiesa sono disposti ad assecondare l'ambientalismo. Il giudizio netto che arriva dalla Polonia

L'arcivescovo di Cracovia boccia Greta: "Come un oracolo"

Greta Thunberg è stata elogiata da alcune alte cariche del Vaticano, ma come spesso accade di questi tempi il fronte ecclesiastico non è un coro unanime: all'arcivescovo di Cracovia, che è un conservatore, la giovane attivista svedese non piace affatto.

Monsignor Marex Jedraszewski ha voluto approfondire la sua visione sulla Thunberg mediante alcune dichiarazioni riportate sulla Tv di Stato, così come specificato su IlMessaggero. L'ecclesiastico polacco non è solo: sono tanti i membri del clero che sollevano preoccupazione per l'adesione di certi emisferi cattolici al thunberghismo. Quasi come l'Ecclesia avesse deciso di farsi dettare l'agenda dalle mode. L'aggettivo scelto per Greta da uno dei successori di Giovanni Paolo II è "oracolo". E non va affatto interpretato in maniera positiva. Gli "oracoli", nel cattolicesimo, non esistono o comunque sono spesso affibiati a culti neoplatonici o neopagani. Pure perché Jedraszewski ha anche fatto notare come l'ambientalista più celebre d'Occidente non sia in linea con i dettami biblici. E questo è quello che pensano tutti i consacrati che vedono gli ecologismi come un lascipassare buono per il ritorno al culto della "Madre Terra". Per comprendere la vicenda della Pachamama, e le critiche che sono arrivate per l'esposizione e la presenza delle statue in luoghi sacri, bisogna partire da questo presupposto: i cattolici, quelli old style per così dire, hanno il timore che le velleità confessionali amazzoniche finiscano per contaminare sia la simbologia sia il Depositum Fidei.

La Chiesa polacca, con le dichiarazioni su Greta, rafforza ancora di più la sua fama da realtà oltranzista nei confronti dei tempi che cambiano. Alcune conferenze episcopali, come quelle dei paesi di Visegrad o alcune che operano in Africa, non condividono affatto l'urgenza di porre l'ambientalismo e la "ecologia integrale" al vertice della scala della priorità pastorale. Papa Francesco, dal canto suo, ha invitato la Thunberg a proseguire nel suo impegno. C'è una bella differenza. E non può non essere notata. E sempre il Santo Padre ha parlato di un ragionamento in corso: quello finalizzato all'introduzione dei "peccati ecologici" nel Catechismo. Neppure su questo punto c'è unità d'intenti. L'ecologismo, di rimando, è uno dei punti focali dell'azione degli episcopati progressisti, come quello tedesco. Il giudizio che i prelati danno di Greta Thunberg rappresenta una chiave di lettura utile a comprendere quali siano le battaglie in corso nella Chiesa: chi premia e "battezza" l'operato della giovane è per la "Chiesa in uscita"; chi stronca l'ambientalismo in sé e per sé è per la linea tradizionale.

Greta, perlatro, non ha mai sfiorato le tematiche care al cattolicesimo. I suoi Friday for future non interessano di certo i "valori non negoziabili" o la difesa della cosiddetta "famiglia naturale".

Un'altra ragione per cui il "fronte tradizionale" guarda con sospetto al favour che le gerarchie vaticane hanno voluto esibire nei confronti dell'azione ecologista. Un discorso simile può essere fatto per le "sardine". La Chiesa è una realtà complessa. E non tutto quello che sembra ineluttabile trova il placet di tutte le correnti teologico-dottrinali.

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