Cinquanta persone senza lavoro e i cancelli della fabbrica sbarrati. È questo l'esito della delocalizzazione della sede Faac di Grassobbio, nella Bergamasca. Una vicenda che non ha certo il sapore della novità, non fosse che in questo caso la società, multinazionale dei cancelli, è di proprietà della Curia bolognese.
Per capire come la fabbrica sia finita alla Chiesa bisogna tornare al 2012, quando l'allora proprietario la lasciò in eredità. Così la multinazionale è diventata di fatto un asset della Curia, che ha però potuto poco per impedire che 50 persone perdessero il lavoro.
L'arcivescovo Caffarra ci ha provato a scrivere una lettera al management, chiedendo che si seguissero quei principi di impresa sociali enunciati nella Caritas in Veritate di Benedetto XVI. Ma il consiglio non è stato tenuto in gran considerazione e i macchinari della Faac hanno preso la via della Bulgaria.
Una vicenda controversa, su cui non ha mancato di esprimersi il segretario della Lega, Matteo Salvini, che ha chiesto alla Curia
bergamasca di intercedere perché cinquanta persone non rimangano senza un lavoro, dal palco della Bèrghem Fest di Alzano. Dal canto suo la Chiesa bolognese può davvero poco: su decisione di questo tipo non ha voce in capitolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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