Che il clima fosse cambiato ce ne siamo accorti tutti e gli studi degli esperti non sono confortanti: i cicloni che ci hanno interessato negli ultimi giorni non saranno più una rarità ma una regola. Parola di Salvatore Pascale, climate scientist alla Stanford University della California e studioso dei medicanes, i cicloni tropicali del Mediterraneo.
In un'intervista rilasciata a La Repubblica, l'esperto afferma che dovremmo abituarci ed imparare a saper fronteggiare gli eventi estremi ma soprattutto a prevederli. "E' difficile dire quando colpiranno - riporta Pascale - ma solitamente sul Mediterraneo c'è più probabilità che si verifichino tra fine estate ed inizio autunno. E' il periodo in cui il mare più caldo favorisce scambi più intensi di energia con l'atmosfera e quest'ultima, carica di vapore acqueo a causa del surriscaldamento, è pronta a rilasciare piogge straordinarie".
E' proprio il caso dei nubifragi e delle alluvioni di questi giorni, ne sono un esempio il Salento, Matera e soprattutto Venezia, una delle città sicuramente più fragili e più esposte ai cambiamenti climatici: "L'acqua alta si è sempre verificata quando il vento di scirocco soffia in maniera più importante - afferma Pascale - ma oggi il livello dei mari globali, per espansione termica e per lo scioglimento delle calotte come Groenlandia e Antartide, continua a salire: è chiaro che con questo scenario ad ogni vento di scirocco Venezia sarà sempre più in sofferenza. Non so se si possa dire sommersa, ma diversi studi evidenziano le criticità di tutte le zone costiere e non solo a causa dei fenomeni meteo del futuro".
Dobbiamo, dunque, temere questi medicanes, il cui nome deriva dalla fusione dei termini inglesi MEDIterranean hurriCANE, nient'altro che veri e propri cicloni extratropicali. Salvatore Pascale ne spiega le caratteristiche: "Rispetto a quelli che distruggono le coste degli Stati Uniti, che possono avere un raggio anche di 1000 chilometri, questi sono più piccoli, parlamo di 200, massimo 300 chilometri. Essendo più piccoli di altri uragani, i modelli di clima globale, che hanno una risoluzione spaziale bassa, non li vedono e non li simulano bene. Abbiamo quindi usato un modello ad altissima risoluzione in grado di vedere meglio le loro caratteristiche: possiamo dedurre che quando arriveranno saranno molto più potenti, con venti anche oltre 150 km/h e piogge devastanti".
Per arginare gli eventi atmosferici, bisogna cominciare dal vertice, il global warming.
"La vera sfida è contenere il riscaldamento globale - conclude Pascale - come ci ricordano i giovani. Altrimenti, questi cicloni, colpiranno con più violenza un Paese già fragile di suo per cementificazione e consumo di suolo".
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