E si arruola esplicitamente tra i nemici interni di Renzi. Le sue domande retoriche sono tutte frecciate. «Racconta un Paese che non c'è? È una fase in cui la percezione delle cose vale più del reale, aiuta a star meglio? Io cerco di dare un contributo perché non sia un tempo in cui la percezione conta più della realtà». E alla fine, l'affondo: «Ma non aiuta a stare meglio: è metadone».
Lo scenario del duello vede le fratture nel Pd sull'Italicum, con i deputati della minoranza sostituiti nella commissione Affari costituzionali che ieri ha approvato la legge elettorale, pronta ad arrivare lunedì in aula. Mentre viene rinviata alla prossima settimana l'assemblea di Area riformista prevista per ieri sera, Letta esterna tutti i suoi dubbi sulla riforma. A Giovanni Minoli, che intervistandolo su Radio24 chiede se voterà l'Italicum, risponde titubante: «Bisogna vedere come sarà». L'ex premier ricorda che finora c'è stata solo «una legge elettorale approvata a maggioranza stretta in Italia: il Porcellum ed è stato un disastro. Le altre, il Mattarellum e quelle della Prima Repubblica sono state approvate a maggioranze larghe perché, come ha detto Renzi stesso, le regole del gioco si fanno tutte insieme». Quindi, oggi «c'è bisogno di una maggioranza larga».
E qui stanno i problemi, con le opposizioni sull'Aventino, il Pd spaccato e il rischio voto di fiducia. Ma Letta non prevede una caduta del governo, né la auspica. «Penso - dice - che non si voterà in autunno. Questa legislatura andrà alla sua scadenza naturale, perché le riforme costituzionali che sono state messe in campo hanno dei tempi di approvazione tali che si arriverà alla scadenza naturale. Se si votasse solo l'Italicum e poi si andasse a votare sarebbe una sconfitta di tutti».
Poi rimarca un'altra differenza da Renzi, che non sembra ansioso di ottenere la legittimazione delle urne. «Come presidente non eletto - confida mi sono sentito a disagio». E ci tiene a ricordare com'è arrivato a Palazzo Chigi. «Il mio governo è nato perché non c'erano alternative alle larghe intese, bisognava trovare una persona che riuscisse a tenere insieme tutti, se no la legislatura non partiva».
Sull'emergenza immigrati, Letta dice che sulla questione deve intervenire l'Onu e si mostra in sintonia con Romano Prodi, criticando Renzi che non l'ha voluto come mediatore. «Per la questione sulla Libia sarebbe stato non male se l'Ue avesse nominato uno come Prodi a occuparsi di questo». Condivide l'editoriale del Professore su Il Messaggero : dopo il fallimento di Triton serve «una specie di Mare Nostrum europea», spiega a Les Echos .
Altra stilettata sul Jobs Act, «un passo avanti, però non sufficiente», perché «c'è bisogno di tutelare i lavoratori che hanno perso il lavoro». Sui marò, Letta spiega che «l'Italia ci ha tentato in tutti i modi, ma si è infilata in una situazione indiana. Gli americani sarebbero andati a riprenderseli. Ma noi non siamo gli americani».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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