La morte di David Rossi è un caso che continua a suscitare domande. Una di queste riguarda una lettera che non ha trovato dimora tra le indagini sul decesso dell'ex capo comunicazione di Mps.
Si tratta di una missiva spedita da Palermo nel 2015. Di tempo ne è passato ma delle modalità individuate per portare avanti l'inchiesta e dei numerosi elementi che fanno da sfondo alla storia in sé e per sé si continua a parlare. E ora è rispuntata anche questa lettera di cui, almeno sotto il profilo giornalistico, sembravano essere state perse le tracce.
La missiva, come riporta l'edizione odierna di Libero, era destinata alla vedova del Rossi, Antonella Tognazzi (ma è stata inviata anche al giornalista Giovanni Terzi che oggi la riporta in auge). L'oggetto? Presunti soldi del Rossi: "Tuttavia - ha scritto l'autore - io ho voluto essere sincero in quanto non sono abituato a sputare nel piatto dove ho mangiato e alcuni testamenti dei miei avvocati mi indicano che qualunque cosa fosse successo ad entrambi devo darle la somma di 8 milioni di euro a lei... Così ho deciso di scrivere a lei per tenere fede da quanto chiesto dai miei avvocati".
E ancora: "Vorrei chiederle cosa sa lei dei conti off shore di Ginevra? E della Bamk Leu di Ginevra? E della Sbs? E la conoscenza dei CCT e BTP?". Insomma, chi ha scritto la missiva suggerisce l'esistenza di "conti" che il Rossi avrebbe avuto, oltre a dare alla Tognazzi la notizia di un presunto accordo contratto tra l'ex capo comunicazione Mps e l'autore del testo secondo cui le spetterebbero 8 milioni di euro. A ben vedere, la faccenda non fa che rientrare - come premesso - nei tanti punti di domanda che interessano la vicenda Rossi. E a condire il tutto c'è il dettaglio che può non essere secondario: la lettera in questione non avrebbe fatto parte delle indagini.
Sentita in merito dal Giornale.it, la figlia di David Rossi Carolina Orlandi dichiara quanto segue: "All'epoca (ormai sette anni fa, ndr) abbiamo consegnato tutto alla procura che ci ha detto di aver fatto indagini a modello 45.
Proprio perché a modello 45 - aggiunge la Orlandi - gli atti di questo fascicolo non ci sono mai stati messi a disposizione, quindi chiediamo alla commissione d'inchiesta di acquisire la copia di tutti gli atti dei fascicoli iscritti, nel tempo, a modello 45, perché comunque abbiamo il diritto di fare le nostre autonome valutazioni", chiosa la figlia del Rossi.La palla, per così dire, passa dunque alla commissione d'inchiesta parlamentare che intanto continua a svolgere audizioni. La richiesta della famiglia in merito a quest'ulteriore passaggio sul caso Rossi è lapalissiana.
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