Il caso che farà senz'altro discutere è avvenuto in un comune di duemila anime, Greve in Chianti, distante pochi chilometri da Firenze. In quel comune vive Lia, che all'età di due anni si ammalò di una grave forma di mononucleosi infettiva da cui si scatenò un'encefalite che mise seriamente in pericolo la vita della piccola. Oggi Lia è perfettamente sana, se si esclude la parziale sordità a un orecchio e l’immunodeficienza che si è instaurata dopo l’encefalite. È iscritta alla prima elementare alla scuola Domenico Giuliotti, ma non sta frequentando le lezioni perché nella sua classe ci sono parecchi bambini non vaccinati che, in quanto tali, potrebbero essere colpiti da una malattia esantematica e, quindi, contagiarla. Diversamente dagli altri genitori, la mamma e il papà di Lia vorrebbero tanto vaccinarla ma, sembra quasi un paradosso, a detta dei medici sarebbe troppo rischioso per la sua salute.
La psicosi sui vaccini, che negli ultimi tempi sembra essersi diffusa a macchia d'olio, pare abbia avuto grande presa nel piccolo comune toscano. Tuttavia, il mondo scientifico ammonisce i genitori del pericolo di tale pratica: "False credenze che, insieme alla mancata percezione dei rischi del morbillo, stanno portando ad un pericoloso calo della copertura vaccinale - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello -.In Italia dall’inizio del 2014 sono stati segnalati 1.674 di morbillo, con un’incidenza pari a 2,8 casi per 100.000 abitanti. Il calo delle coperture vaccinali, oltre al rischio di possibili e gravi epidemie, ci allontana sempre di più dal raggiungimento dell’obiettivo di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita, previsto dall’OMS per il 2015". Proprio di recente l’OMS ha richiamato anche l’Italia perché in ritardo sulla tabella di marcia fissata per eliminare morbillo e rosolia. SIP e FIMP evidenziano che il morbillo, seppur non considerato pericoloso, rappresenta nel mondo una delle prime cause di mortalità per malattia infettiva tra i bambini.
Alla domanda se non sarebbe possibile isolare i non vaccinati (sani) e mettere Lia in una classe di bambini vaccinati la dirigente risponde con schiettezza: "Così, su due piedi, non sono in grado di risponderle. Avrei bisogno di tempo". Poi, per dimostrare la sua imparzialità, racconta di quando, due anni fa, la scuola partecipò a un convegno-dibattito dal titolo “Vaccino sì, vaccino no?” e solo sul finire della telefonata fa cenno alle complicanze che ebbe il suo, di figlio, subito dopo la vaccinazione. "Oggi è adulto e sta bene, ma allora ci preoccupammo". Ci lascia, la dirigente, con l’impegno a tornare a occuparsi della questione vaccini: "Ho amici medici che mi dicono che la copertura sta calando e che bisogna convincere i genitori contrari".
ntanto la mamma di Lia, che non ci pensa nemmeno a far studiare la bambina a casa, ha deciso, d’accordo con i dottori del Meyer, di ricoverare la bambina per qualche giorno e di farle fare il richiamo delle vaccinazioni, sia pure in una dose ridotta. "So che mia figlia potrà avere qualche disturbo, ma mi fido dei medici che le hanno già salvato la vita una volta e che non la esporrebbero a rischi gravi".
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