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È una riforma che riduce la democrazia in Italia

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È una riforma che riduce la democrazia in Italia

L'Italia avrebbe qualcosa da guadagnare se la riforma costituzionale voluta dal governo Renzi e dal Pd ottenesse la maggioranza dei voti al referendum del 4 dicembre? Non c'è quorum, dunque è necessario che tutti i nostri sostenitori vadano a votare. È l'esatto contrario di quello che accadde nel 1948. I Costituenti seppero scrivere un testo nel quale la grande maggioranza degli italiani continua a riconoscersi oggi. Un compromesso «alto», nobile, che ha consentito all'Italia di vivere stagioni straordinarie. Siamo stati proprio noi, fra i primi in Italia, a parlare della necessità di cambiare le regole. E fu la nostra maggioranza, nel 2005, a varare una riforma costituzionale molto più avanzata, organica e funzionale di quella di cui oggi si discute.

Ma il fatto che la nostra Costituzione vada cambiata significa che qualsiasi cambiamento va bene? Sarebbe un comportamento assurdo e stupido.

Allora vediamoli, i risultati di questa riforma: ci viene detto da Renzi e dal Pd che dovrebbe rendere le istituzioni più efficienti, ridurre i costi, diminuire il numero dei politici, eliminare una serie di enti inutili, garantire la stabilità. C'è qualcosa di vero? Assolutamente no, purtroppo.

Il Senato continuerà ad esistere, solo che non saranno più i cittadini ad eleggere i senatori. Continuerà ad avere delle competenze su materie importanti, e soprattutto non vi è nessuna chiara distinzione fra le competenze del Senato e quelle della Camera. Diminuisce il numero dei politici? Sì, ma di pochissimo. In compenso, un certo numero dei politici che oggi è eletto dai cittadini, i senatori, diventerebbe nominato dalle Regioni, quindi da altri politici. Insomma, più che il numero dei politici, diminuisce la democrazia.

Si eliminano enti inutili? Certo, si elimina il Cnel, ormai del tutto irrilevante come funzioni e come costi. In compenso non si affrontano affatto i problemi delle Regioni, da riformare profondamente. Diminuiscono i costi? Uno studio serio, fatto dal nostro senatore Lucio Malan, ha dimostrato che grazie a questa riforma si risparmierebbe ogni anno una somma equivalente a mezz'ora di spesa pubblica, assolutamente insignificante, in cambio di un deficit di democrazia.

E infine, questa riforma porta stabilità? La riforma di Renzi porterebbe ad una democrazia limitata, nella quale una minoranza dei cittadini determinerà chi vince le elezioni e avrà in mano tutti i poteri, compresi quelli di nominare il capo dello Stato e i membri della Corte Costituzionale. Questo è il problema più grave, perché pone in discussione il fondamento stesso delle istituzioni democratiche.

Questo sistema escogitato da Renzi e Pd per perpetuare il proprio potere potrebbe, per paradosso, consegnare l'Italia a Grillo e al Movimento 5 Stelle. Altro che la stabilità promessa da Renzi: si andrebbe verso un'avventura che oltretutto anche l'Europa e i mercati ci farebbero pagare a gravissimo prezzo.

È grave che il presidente del Consiglio, per spaventare gli elettori e gli ambienti economici, parli di un rischio-instabilità in caso di vittoria del No. Non succederebbe nulla di drammatico, né si aprirebbe una stagione politica strana o incerta. Occorrerebbe un breve periodo per elaborare una nuova legge elettorale, e poi si tornerebbe a votare. Al tempo stesso, la vittoria del No consentirà di riprendere un percorso di riforme vere, e ci auguriamo condivise, che affrontino i nodi reali. Abbiamo chiarissime le idee guida di una riforma vera, che ci impegniamo a realizzare dopo che sarà stata battuta la pericolosa riforma di Renzi.

1 Inserimento in Costituzione di un limite massimo alle imposte che nessun governo può superare.

2 Introduzione del vincolo di mandato, che impedisca i cambiamenti di campo rispetto alla volontà degli elettori: chi cambia idea deve rassegnare le dimissioni.

3 Riduzione oltre la metà del numero di parlamentari, e dei relativi costi (300 Deputati alla Camera, 150 Senatori al Senato).

4 Elezione diretta del capo dello Stato, con poteri rafforzati, in modo che siano davvero i cittadini ad eleggerlo.

5 Regioni più snelle e meno burocratiche al servizio dei cittadini.

Dal giorno dopo il referendum ci metteremo a lavorare per questa riforma, che può venire davvero incontro alle esigenze degli italiani.

Il voto sul referendum sarà anche un voto sul governo e sul presidente del Consiglio. Il 4 dicembre potrà essere l'inizio della svolta verso una politica migliore, più responsabile, più concreta, più vicina alla gente. È questo l'impegno che assumiamo davanti agli italiani.

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