L'Ilva autodenuncia i suoi livelli di diossina. Sono allarmanti

Lavoro e salute restano per l’Ilva di Taranto un nodo inestricabile. E per il Pd un argomento imbarazzante

L'Ilva autodenuncia i suoi livelli di diossina. Sono allarmanti

L’Ilva autodenuncia livelli allarmanti di diossina e il caso è destinato a iscriversi in un nuovo capitolo dello scontro in atto fra governo e Regione Puglia sui destini dello stabilimento siderurgico di Taranto.

Non è una semplice coincidenza il fatto che sia stato proprio il governatore pugliese Michele Emiliano a trasmettere alla presidenza del Consiglio e alla procura della Repubblica di Taranto i dati con i rilevamenti dell’Agenzia regionale per l’Ambiente (Arpa) in cui si parla di superamento dei limiti di emissione di diossina dai camini del siderurgico - commissariato dallo Stato - per ben 40 volte nel periodo tra agosto 2013 e febbraio 2015. Le cifre sono state raccolte in una relazione di esperti del Politecnico di Torino e sarebbero state trasmesse già al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti che però non le avrebbe rese note secondo notizie di stampa diffuse in queste ore.

In campo è scesa anche l’associazione tarantina per l’ambiente Peacelink da anni impegnata sul fronte della lotta all’inquinamento, in particolare contro la diossina. In una nota, Peacelink chiede di “conoscere urgentemente i rapporti di prova con le analisi relative ai controlli sulle deposizioni della diossina. Sono analisi che Ilva dovrebbe aver già effettuato e che non sono attualmente pubbliche. Vogliamo che siano resi pubblici perché da essi dipende la salute della popolazione di Taranto”.

La nuova “tegola” caduta sull’Ilva, azienda messa in vendita dallo Stato, è destinata a destabilizzare ancora il quadro della complicata crisi dello stabilimento siderurgico. Proprio i recentissimi dati sulla diossina dimostrano il fallimento della gestione del governo Renzi (l’azienda è commissariata proprio dal 2013). Il premier in prima persona ha proclamato a più riprese il suo impegno per rendere la fabbrica meno inquinante e compatibile con l’ambiente, anche in vista della cessione.

Non è un caso che ieri, il ministro Maria Elena Boschi, parlando di Emiliano abbia detto: “Noi abbiamo spesso idee diverse con Emiliano su tanti aspetti, specialmente sull'Ilva di Taranto e tante altre cose. Credo si debba riconoscere di più il lavoro che ha fatto il governo per salvaguardare 12mila posti lavoro dell’Ilva di Taranto. Sinceramente, ci sono tante polemiche, ma se non ci fosse stato l'impegno forte del governo, l’impegno forte economico dello stato quelle 12 mila persone oggi non avrebbero il posto di lavoro”.

Lavoro e salute restano per l’Ilva di Taranto un nodo inestricabile. E per il Pd un argomento imbarazzante. Si può scommettere che il presidente della Regione Puglia Emiliano non lascerà l’ultima parola al ministro (e a Renzi).

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