Sessantanove giorni di puro orrore. È il tempo impiegato da Davide Fontana, il "bancario-killer" di Rescaldina, per portare a termine il suo piano criminale. Un piano che definire diabolico è poco. Ha ucciso Carol Maltesi - a suo dire nel contesto di "un gioco erotico finito male" - poi ha depezzato il cadavere e, infine, ha provato a disfarsene in una scarpata. Il racconto reso agli inquirenti, nella notte tra martedì e mercoledì scorso, rasenta la trama di un film horror: il corpo della giovane smembrato, il sangue che cola sul pianerottolo e quei resti racchiusi in cinque sacchi neri. "È un mostro, quell'uomo è un mostro..." ripete Fabio Maltesi, il papà della vittima.
L'omicidio
L'omicidio risale a metà gennaio: "Tra il 10 e l'11", racconta Fontana. In quei giorni il bancario lavora in smartworking nella casa di via Barbara Melzi, a Rescaldina, nel Milanese. La mattina del delitto ha concordato un incontro con Carol, sua vicina di pianerottolo ed ex fidanzata. Hanno in programma di girare due video hard da pubblicare su OnlyFans, il portale che propone contenuti di porno amatoriale. È in quella circostanza che scatta la furia omicida. La venticinquenne è legata ad un palo della lapdance con un sacchetto nero sulla testa; i piedi e le mani sono fissati alla struttura con lo scotch. Il 43enne la colpisce con un martello, fino alla morte. Quando si rende conto che non respira più infligge alla giovane il colpo di grazia recidendole la gola con un coltello da cucina. Esce dall'appartamento e getta la lama insanguinata in un cestino dei rifiuti in strada.
La distruzione del cadavere
Il giorno successivo al delitto, Fontana decide di disfarsi del cadavere. Si dirige nel negozio Bricoman di Rescaldina, spostandosi con la Fiat 500 della vittima, per acquistare - "in contanti" - un'accetta e un seghetto da metallo. Rientra a casa dove, secondo il suo racconto, ci resta per 24 ore. Il pomeriggio seguente, al termine dell'orario di lavoro, ritorna nell'appartamento di Carol. Slega la giovane dal palo della lapdance e comincia a farla a pezzi: "Ci avrò messo un'ora e mezza", rivela agli inquirenti circa le tempistiche dello smembramento. Poi infila i resti della ragazza i 5 sacchi neri in attesa di ricevere il "congelatore a pozzetto" che ha appena acquistato su Amazon. Compra anche un piccolo braciere: "Ma l'ho restituito senza neanche usarlo", mette a verbale.
La casa in affitto
Nei giorni seguenti, il 43enne prenota un appartamento su Airbnb in località Vararo, in provincia di Varese. È lì che pensa di disfarsi del cadavere. Effettua un primo sopralluogo della zona poi torna a Rescaldina. Dunque affitta, per la seconda volta, lo stesso appartamento: stavolta porta con sé i sacchi neri contenenti i resti della giovane. Prova a disfarsene nella zona barbecue della casa con alcol ed altre sostanze infiammabili ma poi desiste dal macabro intento. Quindi raccatta di nuovo tutto e rientra a Rescaldina. Salendo la rampa di scale della palazzina di via Barbara Melzi si accorge che sul pianerottolo ci sono tracce di "sangue che cola". A quel punto decide di ripulire l'appartamento di Carol: lo fa con uno straccio, senza troppa cura. Infine, abbandona quel canovaccio intriso di orrore sul pavimento in casa della vittima.
Il cellulare di Carol
Gli amici e i familiari di Carol, non avendo più notizie, chiamano la giovane al cellulare. Fontana risponde ai messaggi fingendosi la 25enne: dice di voler cambiare vita e di non essere disposta a tornare indietro. Ma il gioco non regge perché i genitori e le colleghe della ragazza sono insistenti, telefonano e ritelefonano nelle ore più disparate della giornata. A quel punto - siamo a metà febbraio - il 43enne decide di aggiornare i profili social della giovane postando nuovi contenuti. Poi rinuncia e chiude tutto. Prima o poi, pensa, smetteranno di cercarla.
Il piano B
I giorni passano, lo smartphone di Carol squilla ancora. Fontana comincia a pensare di avere le ore contate, che qualcuno pima o poi si metterà sulle sue tracce. E allora, escogita un piano B. Stavolta intende disfarsi dei resti tra le montagne di Borno, nel Bresciano, località dove ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza. Così prenota una camera in un hotel poco distante da quei luoghi, a Boario Terme. Non ricorda il nome della struttura ma è certo si tratti di un albergo dotato di Spa e centro benessere. Effettua un primo sopralluogo in zona per studiare modalità e tempistiche: "In quella occasione sono salito a Borno, passando da Malegno e poi sono andato fino a Paline. - spiega nel corso dell'interrogatorio - Lungo la strada ho verificato la presenza di più punti utili per disfarmi del cadavere". Il suo passaggio è confermato dall’analisi dei tabulati telefonici e dalle celle a cui è agganciato il suo smartphone tra sabato 19 febbraio e domenica 20.
I tatuaggi di Carol
Trascorrono 30 giorni durante i quali Fontana riprende a vivere come nulla fosse: lavora, pubblica foto sui social e interagisce con i suoi diecimila follower (è un food blogger per passione). Finchè il 19 marzo realizza che è giunto il momento di disfarsi del corpo della ex fidanzata. Prima, però, deve cancellare ogni traccia che renda il cadavere identificabile: in primis, i tatuaggi. Dunque estrae i resti di Carol dal freezer e, con estrema meticolosità, rimuove i lembi macchiati di inchiostro. "Ho fatto questa cosa per renderla non conoscibile" spiega ai carabinieri nelle battute finali del macabro racconto.
I resti nella scarpata
La mattina seguente è il 20 marzo. Il killer sale a bordo della Fiat 500 di Carol e imbocca l'autostrada A4, verso Bergamo. Giunge in località Paline, una frazione del comune di Borno, in provincia di Brescia. Ferma l'auto in una piazzola di sosta, scarica i sacchi dal bagagliaio e li butta giù da una scarpata. Quindi si rimette alla guida della vettura, intende tornare a Rescaldina. Il tempo di fumare una sigaretta per poi gettarsi tutto alle spalle. Se non fosse che, a sole 24 ore dalla conclusione del piano criminale, un abitante della zona nota una mano con "delle unghie viola glitterate" sporgere da uno di quei sacchi. L'uomo non muove un passo e allerta immediatamente i carabinieri.
Il ritrovamento dei sacchi
Il 22 marzo, la notizia del ritrovamento di un "cadavere di donna fatta a pezzi" tra le montagne di Borno è su tutti i quotidiani. Gli inquirenti ci mettono poco a capire che si è consumato un truce delitto. In tempi record recuperano i nastri delle telecamere di sorveglianza cittadina identificando la Fiat 500 di Carol che va su e giù dalla A 4. Alla guida della vettura, però, si intrave la sagoma di un uomo: è quella di Davide Fontana. Il 43enne non sa di essere marcato a uomo dalla polizia. Il 26 marzo Andrea Tortelli, il giornalista di Bsnews che sta seguendo gli sviluppi della vicenda, riesce a recuperare il numero del cellulare di Carol. Chiama e chiede di sentire "la voce viva" della ragazza. "È stato l’unico a chiedere un vocale in questi due mesi. Mi sono spaventato e non gli ho più risposto", spiegherà poi il killer agli inquirenti.
La confessione
Sui quotidiani comincia a circolare il nome di Carol Maltesi. Davide Fontana capisce di non aver più scampo. Allora prova a rimediare come può, ovvero, denunciando la scomparsa dell'amica. Il 29 marzo si presenta dai carabinieri della Rescaldina ma poi crolla e vuota il sacco. La confessione avviene davanti ai militari dell'Arma del comando provinciale di Brescia. Il "bancario-killer" comincia a mettere a verbale alle 22.19, precisa il Corriere.it nell'articolo a firma di Cesare Guzzi, e si chiude alle ore 3.16 del mattino. Nel mezzo, i dettagli di sessassantanove giorni di orrore puro.
Il padre di Carol: "Un mostro"
"È un mostro, quell'uomo è un mostro". Non si dà pace Fabio Maltesi, 58 anni, il papà di Carol, da quando è stato informato del truce omicidio. "In queste settimane io scrivevo a mia figlia e lui mi rispondeva facendo finta di essere la mia Carol. - racconta in una intervista al Corriere.it - Credevo che lei stesse bene invecel’aveva già ammazzata, ci siamo mandati messaggi anche per il mio compleanno, ma ora ho scoperto che era lui a farmi gli auguri, non mia figlia... Sono sconvolto, ditemi solo che non è vero. Ho il cuore distrutto". L'uomo, che vive ad Amsterdam da quando a divorziato dalla ex moglie, è in procinto di raggiungere l'Italia per partecipare ai funerali della sua "adorata figlia". "Voglio che tutti sappiano che Carol era una creatura splendida, - dice tra le lacrime - una mamma affettuosa e piena di voglia di vivere. Non era una pornostar come sto leggendo ma un angelo". L'ultima volta che ha parlato con "Carol" era in occasione del suo compleanno: "Ci siamo sentiti per il compleanno, o meglio io avrei voluto sentirla perché gli auguri ce li facevamo sempre a voce, ma ho trovato spento così ci siamo scritti, o meglio mi sono scritto con il suo assassino".
Poi la chiosa sul bancario killer: "L’ha uccisa come una bestia, nessuno merita di soffrire così, mia figlia ha fatto una fine terribile, ho sentito delle cose tremende su come l’ha ammazzata, è stato diabolico. Non riesco a crederci, mia figlia era bellissima, lei era la mia dolcissima Carol".
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