L'inconveniente dei due governi in uno solo

Quando si governa con la maggioranza più ampia della storia parlamentare, gli incidenti di giornata restano insignificanti dinanzi a una solidità a prova di crisi politica.

L'inconveniente dei due governi in uno solo

Quando si governa con la maggioranza più ampia della storia parlamentare, gli incidenti di giornata restano insignificanti dinanzi a una solidità a prova di crisi politica. È naturale che in una compagine che va dalla Lega a Leu, passando per Forza Italia, Cinque Stelle e Italia viva, i partiti si concentrino a non fare appassire i loro vessilli, soprattutto a tre settimane dal voto. Ma, al netto delle fisiologiche schermaglie elettorali, resta un dato di fatto senza precedenti: la coesistenza di due «subgoverni», distinti e distanti, chiamati a votare insieme sui provvedimenti richiesti da un gabinetto di unità nazionale sorto per uscire dall'emergenza Covid.

Il resto conta poco. La Lega di Salvini può sbizzarrirsi a votare con l'opposizione di Fdi per marcare i sovranisti sul green pass e strizzare l'occhio al variegato mondo No Vax. E, specularmente, il segretario Pd Enrico Letta può galvanizzare quello che resta dei compagni chiedendo una sera sì (e quella dopo anche) la cacciata del Carroccio dall'esecutivo.

Sono altri i segnali politici da cogliere. È stato plastico il pronunciamento in commissione Giustizia che ha visto il blocco progressista-giallorosso imporre la cannabis domestica, un tema estraneo alle urgenze del momento ma capace di lusingare un mondo di sinistra nostalgico che vive di rivincite sociali e politiche. Così come i Cinque Stelle, costretti a svolte istituzionali dalla libidine di restare una forza governativa, insistono sul reddito di cittadinanza, la misura più deleteria per rianimare il mercato del lavoro. Che cosa tocca fare al leader 5s Giuseppe Conte, cui è stato consigliato di girare per i mercati senza cravatta per travestirsi da benefattore populista del sussidio di Stato...

E poi il Pd targato Letta, bocciato in continuazione dai sondaggi: l'ultimo calo dello 0,7% è la dimostrazione che neanche ai suoi elettori interessano le battaglie boldrinesche su ius soli e omotransfobia. Più liquida, se non gassosa, Italia viva di Renzi, una forza in trasformazione collocata (a disagio) a sinistra, con vista su un possibile posizionamento in area ancora più moderata la prossima legislatura.

Per una sinistra che rimpiange antiche suggestioni, rimasta pure orfana di Veltroni che preferisce scrivere di sport, scatta un riflesso snobistico quando si parla di temi concreti come le cartelle esattoriali o le

agevolazioni ai ristoratori. Roba da centrodestra, secondo il disprezzo di tanti radical da salotto, quelli che trovano tesoretti nella cuccia del cane ma vedono evasori fiscali e padroncini esosi solo nell'altra metà del cielo.

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