Tutto è partito da lì, dall'omicidio di Pamela Mastropietro e la conseguente follia di Luca Traini. Una indagine che ora mette sotto un'altra luce le vicende che hanno insaguinato lo scorso gennaio. La polizia infatti ha messo le mani sul traffico di stupefacenti che rimpeiva Macerata, città simbolo di una stagione infuocata della politica (e della cronaca).
Sono 33 le persone deferite all'autorità giudiziara e 15 sono state fermate dalla polizia: tredici di loro sono state sottoposte a misura cautelare in carcere , mentre per gli altri due è stato emesso un divieto di dimora. Sono questi i numeri dell'operazione condotta dalla squadra mobile di Macerata e oordinata dal Procuratore Capo Giovanni Giorgio (che già lo scorso luglio aveva portato a cinque arresti).
Il quadro che ne emerge è sconcertante. Le intercettazioni telefoniche, la strumentazione sofisticata, i presidi di ripresa, gli apostamenti e le operazioni di agenti sotto copertura ha permesso di documentare e sgominare un vero e proprio supermercato della morte. La morte venduta dagli immigrati a studenti, ragazzi e ragazze. Ragazze come Pamela, che in quella rete è caduta per poi finire uccisa e fatta a pezzi.
"Lattività di indagine - si legge nel comunicato della polizia - ha permesso di accertare una fiorente attività di spaccio gestita da cittadini extracomunitari di origine africana, la maggior parte di nazionalità nigeriana i quali, in numerosissimi luoghi della provincia, cedevano sostanza stupefacente del tipo eroina". L'outlet della droga era a Treia, a Passo di Treia e altre zone di Macerata come i Giardini Diaz, Parco Fontescodella, via Pace, via Roma e nei pressi di due istituti scolastici di questo centro: Scuola Enrico Fermi e Istituto Galilei. Qui gli immigrati cedevano morte anche ai minorenni. In totale la mobile ha accertato "1250 cessioni nella Provincia in tutte le ore della giornata e con clientela assai variegata".
Le autorità lo definisco un "commercio di sostanze stupefacenti al minuto" vendute anche ai minori ed a "basso costo".Ultima postilla: i 15 arrestati sono quasi tutti nigeriani, regolari in Italia grazie a permessi di soggiorno per motivi umanitari (quelli ora cancellati da Salvini) o per richiesta di asilo.
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