Ci mancava pure il divieto di fumo. Da domani il sindaco Beppe Sala toglie ai milanesi, stremati dall'ennesima zona rossa e privati da riti sacri come l'aperitivo, anche il piacere di accendersi la sigaretta alla fermata del tram. E pazienza se, sistematicamente, apparirà puntuale come mai dopo la seconda o terza «tirata». Lo stop al fumo scatterà (per iniziare) in alcuni luoghi pubblici all'aperto: alle fermate dei bus, nei cimiteri, parchi pubblici, strutture sportive, compresi gli spalti di San Siro dove i sindacalisti dei vigili (per ora a battute, visto che gli stadi sono ancora chiusi al pubblico) mandano gli assessori nelle curve ultrà con il blocchetto delle multe in mano. Perché va bene far rispettare le regole, ma «non siamo mica votati al martirio». E pure loro sottolineano che già si fa fatica a garantire obbligo di mascherina e distanziamento sociale, imporre il divieto di fumo in emergenza Covid non era esattamente una priorità. La guerra alle sigarette è una misura antismog, inserita nel nuovo Regolamento per la qualità dell'aria di Milano. Da gennaio 2025 tutta la città sarà smoking free, non si potrà fumare all'aperto neanche per strada. Per ora, dove scatta il divieto, il Pd ha concesso in extremis una deroga per attutire il colpo: sigaretta accesa se non c'è anima viva nel raggio di 10 metri. Una toppa peggio del buco, si presta a liti con i vigili e ricorsi.
La multa per chi sgarra è di 250 euro, ma fino ad oggi la giunta Sala, normalmente così attenta al marketing, non ha lanciato nessuna campagna di comunicazione. Niente spot. Magari ha notato il tempismo imperfetto. E opterà per un «divieto soft».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.