Terminato il Vaccine-day, tra una foto di rito e un sorriso a denti stretti, l'Italia entrerà nel pieno della prima fase di campagna vaccinale. A partire da domani, nel Belpaese approderanno altre 450mila dosi di vaccino che diventeranno 1 milione e 834mila per la metà di gennaio. Le fiale, preziose ampolle contenti il siero anti-Covid, veranno distruibuite in modo capillare negli hub di stoccaggio individuati dalle Regioni e accomodati secondo i parametri utili alla conservazione dell'antidoto. Tutto bene (almeno sulla carta) se non fosse che molti punti di destino sono sprovvisti delle celle ULT (ultra low temperature), necessarie per il mantenimento del vaccino a -75 gradi nel lungo periodo. Delle 294 sedi individuate, solo 222 sono state messe a norma: ne servono di più.
Mancano le celle frigorifere
Le Regioni si sono attrezzate per l'occorrenza individuando, ciascuna sul proprio territorio di competenza, dei punti ad hoc di somministrazione del vaccino. L'azienda americana Pfizer ha stabilito infatti che le dosi saranno inviate direttamente agli enti regionali (o province autonome) evitando la lunga trafila del passaggio da Roma. Sicché sono stati intercettati 294 hub ma, di fatto, solo 222 sono dotati delle celle ULT. Secondo il piano del Commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri, dovrebbero diventare 289 dopo il 7 gennaio, riuscendo nella fattispecie a soddisfare il fabbisogno. Nella tabella pubblicata dalla struttura commissariale, aggiornata a dieci giorni fa e riportata dalla Stampa, nove regioni registravano deficit nella dotazione. In particolare, in Lombardia sono documentate 38 celle su 65 punti di somministrazione, in Liguria 10 su 15, in Sardegna 8 su 12, in Sicilia 22 su 38. Certo, siamo solo all'inizio della campagna vaccinale ed è pur vero che i numeri sono in continuo aggiornamento. Dalla Puglia, riferisce il quotidiano La Stampa, fanno sapere di aver recuperato l' ultima cella ULT mancante all'appello. Ma da qui a dire che "siamo pronti", ne passa di acqua sotto i ponti. Anzi, di vaccino, verrebbe da dire.
Come sarà conservato il siero
Le fiale contenti l'antidoto anti-Covid saranno spedite dalla azienda Pfizer di Puurs (Belgio) in Italia, all'interno di contenitori speciali che possono mantenere la temperatura a -75 gradi per 10 giorni. All'interno di ogni custodia è stato installato un sensore termico Gps utile a monitorare la temperatura e la posizione di ogni pacco 24 ore su 24. Una volta estratte, però, le fiale vanno usate entro 5 giorni, conservandole in frigo tra i 2 e gli 8 gradi. In alternativa, si possono tenere a temperatura all'interno degli stessi contenitori di trasporto, aggiungendo ghiaccio secco ogni 5 giorni,
per al massimo un mese. Con le celle ULT, invece, la conservazione in sicurezza è garantita per circa sei mesi.
"Manca ghiaccio secco"
Se non sarà possibile dotare ciascun hub di celle ULT in tempo utile bisognerà adoperarsi per provvedere una dotazione massiccia di ghiaccio secco, la cui disponibilità sul mercato nelle ultime settimane è stata messa in dubbio dagli stessi produttori. "Per la movimentazione di milioni di vaccini il ghiaccio secco attualmente disponibile in Italia non è sufficiente", dice alla Stampa Giulio Locatelli, titolare della Locatelli Meccanica di Subbiano, in provincia di Arezzo. "Comprarlo ora può costare caro - spiega - meglio produrlo in casa.
Una produzione gestita dallo Stato e magari affidata all'Esercito sarebbe la soluzione più logica". La seconda fornitura garantita da Pfizer sarà di 2 milioni e 507mila dosi, in totale ne dovremmo ricevere 8 milioni e 700mila nel primo trimestre del 2021. Ma l'Italia è pronta per davvero?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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