Uno spazio pubblicitario regolarmente acquistato, in una delle vie più frequentate della cittadina toscana. Un'iniziativa promossa dall'Associazione Pro Vita & Famiglia per veicolare un messaggio chiaro: "Basta confondere l’identità sessuale dei bambini. Stop gender". Poche parole che sono però bastate a far passare in secondo piano la regolarità dell'operazione (perlomeno sul piano burocratico e dei permessi richiesti) con l'amministrazione comunale di centrosinistra già insorta per rimuovere il manifesto. Tanto è bastato per scatenare la polemica fra i vertici dell'associazione e Matteo Franconi, sindaco di Pontedera (una realtà comunale della provincia di Pisa) che non ha evidentemente gradito.
Si tratta di un manifesto affisso a norma di legge, pagando i tributi comunali previsti come avviene in questi casi. Ma che ha creato comunque una vera e proprio bufera di carattere ideologico, ben presto capace di travalicare i confini pisani: l'assessore regionale alle politiche di genere del Pd Alessandra Nardini ha definito il cartellone "Vergognoso". "Questi manifesti non sono sinonimi di libertà di espressione - le sue parole, pubblicate sulla sua pagina ufficiale di Facebook - ma sono messaggi vergognosi. Finalmente, da qualche tempo, vietati per legge". Il Comune ha rincarato la dose, facendo sapere dal canto suo di aver avviato l'iter per la rimozione dell'oggetto della discussione, trovando il messaggio "lesivo e non rispettoso delle libertà individuali".
Una visione che Donatella Isca, referente locale e regionale per la Toscana di Pro Vita & Famiglia Onlus, ha tuttavia smentito. Contrattaccando a sua volta ed accusando apertamente di censura il Comune di Pontedera. «A Pontedera la libertà di pensiero ed espressione è ormai un lontano ricordo. La nostra campagna di affissioni stradali per tutelare i bambini dall’indottrinamento gender vuole, infatti, essere censurata dal sindaco Matteo Franconi e dall’assessore Carla Cocilova, che chiamano in causa una legge non solo inapplicabile ma che soprattutto non ha nulla a che fare con i nostri manifesti - la sua replica, affidata ad un lungo comunicato- nelle affissioni, infatti, non c’è nessun tipo di messaggio né violento, né discriminatorio, né stereotipato o offensivo, né sessista.
La nostra campagna vuole solo difendere i bambini da argomenti inadatti ai più piccoli e tutelare il diritto dei genitori ad avere piena libertà educativa per i propri figli, respingendo così ogni ideologia gender dalle scuole. Inoltre, la norma chiamata in causa da chi ci vuole tappare la bocca è inserita nel Codice della strada nel 2020, ma è attualmente inapplicabile poiché mancano i decreti attuativi ministeriali previsti dalla stessa e mai emanati. L’unica cosa di illegale e vergognosa è la censura nei nostri confronti.
Non ci faremo fermare ma proseguiremo, come sta avvenendo in tutta Italia con webinar informativi per genitori e una petizione popolare che ha raccolto oltre 28mila firme per chiedere che il Ministro dell’Istruzione del nuovo governo difenda proprio la libertà educativa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.