Sembra esserci una svolta nell'omicidio di Mario Cerciello Rega, il carabiniere originario di Somma Vesuviana (Napoli) ucciso a Roma la scorsa estate da due ragazzi dell'altà società statunitense, in vacanza in Italia. Una testimone ha dichiarato di aver sentito alcune urla risuonare la notte dell'omicidio (avvenuto il 26 luglio 2019) alle 3:16: "Mario, mi senti? Pronto, mandateci un’ambulanza, siamo in via Pietro Cossa, angolo via Cesi... è grave... è un ragazzo giovane africano... dov’è il coltello?”.
La testimone si chiama Angioletta Gramatica ed è originaria di Bellagio (Como). Quella notte, la donna si trovava ospite in un appartamento sito a poca distanza dal luogo dell'omicidio di Mario Cerciello Rega. Le urla che la donna avrebbe sentito sono quelle del collega di Cerciello Rega, Andrea Varriale. La notte in cui Mario Cerciello Rega è stato ucciso, Andrea si trovava in servizio con lui. A rendere noti questi aggiornamenti un recente articolo pubblicato su Dagospia. Un caso, quello del vice brigadiere, che presenta ancora molte ombre, anche a causa delle bugie dette dai protagonisti della vicenda.
Più passa il tempo, più l' "affaire" Cerciello Rega sembra complicarsi ulteriormente. Peccato che Angioletta Gramatica non abbia visto nulla direttamente. La donna ha solamente sentito le presunte urla di Andrea Varriale da una finestra, peraltro chiusa con la tapparella. Da Gramatica, gli investigatori sono arrivati ad un'altra figura femminile, Luisa Gavotti, proprietaria dell'abitazione in cui Angioletta si trovava quella notte.
Gavotti non ha avuto nulla da riferire agli inquirenti, se non un particolare: un filmato su Facebook in cui si vedrebbero due individui litigare sul luogo del misfatto. La donna ha dichiarato di aver tentato di ritrovare quel video sul web, ma non ci sarebbe riuscita. Secondo gli investigatori, il video in questione potrebbe non esistere in quanto la donna potrebbe essere stata "condizionata dal fatto che l’episodio sia avvenuto nei pressi della sua abitazione".
Dagospia fa un'ipotesi: ammettendo che il filmato esistesse in realtà e che qualcuno l'avesse fatto sparire, ciò sarebbe gravissimo e bisognerebbe pertanto fare oppportuni accertamenti. E non sarebbe l'unico elemento fondamentale ad essere scomparso. Ricordiamo, ad esempio le foto segnaletiche dei due presunti marocchini. L'equivoco, anche in tal caso, era stato causato dal precitato Varriale, il quale era stato lui stesso a dire che i responsabili dell'omicidio del collega fossero nordafricani.
Al momento, il carabinierie risulta essere indagato dalla Procura militare per violata consegna. Nei guai anche Sandro Ottaviani, comandante della Stazione Farnese. Questi deve rispondere di falsa testimonianza per aver dato un'informazione mendace sul fatto che il militare ucciso gli avesse consegnato la pistola.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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