Per il popolo delle partite Iva la pandemia è stato un genocidio. Naturalmente si parla di imprese. Ma i numeri che sono stati diffusi ieri dalla Cgia sono inequivocabili. Nel periodo da febbraio del 2020 all'agosto scorso, il numero complessivo dei lavoratori indipendenti è sceso di 302mila unità (-5,8%), sotto la soglia dei 5 milioni. Le partite Iva hanno sempre avuto un elevato tasso di ricambio tra quelle che chiudevano e le nuove arrivate. Nei peggiori 16 mesi del Covid queste porte girevoli si sono però bloccate generando un saldo negativo senza precedenti. È dunque il caso di fermarsi a riflettere sul fenomeno, perché a fronte di una ripresa straordinaria del Pil e nel generale entusiasmo per l'operato del governo Draghi, ci sono 5 milioni di famiglie che rischiano () di restare indietro.
Tre sono gli elementi distintivi: il primo è che i grandi provvedimenti a sostegno dell'economia e del lavoro hanno riguardato per lo più le imprese più grandi. Si pensi al blocco dei licenziamenti e agli ammortizzatori sociali. Il secondo è strutturale e riguarda l'accesso al welfare che, per i lavoratori autonomi, aspetta da sempre una riforma organica. Il terzo è uno dei temi del giorno: il fisco. Che, per la partita Iva, può assumere distorsioni sorprendenti. Secondo un recente lavoro sull'Irpef di Confprofessioni, coordinato da Andrea Dili, a parità di reddito e al netto delle detrazioni, i lavoratori autonomi sono quelli che pagano di gran lunga più tasse sia dei dipendenti, sia dei pensionati. La forbice si apre fino al 65%. E, paradossalmente, questa iniquità orizzontale si appiattisce quando il reddito sale, per azzerarsi oltre i 55mila euro.
In altri termini, il genocidio di questo particolare popolo parte da molto lontano, ben prima della pandemia. E quindi con lo scoppio del Covid ha dovuto pagare più di tutti. In alcuni casi nel disinteresse totale della politica. Si pensi che i vari contributi a fondo perduto del governo Conte hanno riguardato artigiani e commercianti, dimenticando però che 1,7 milioni di partite Iva sono professionisti, informatici, archeologi: la cosiddetta seconda generazione di autonomi ha avuto i suoi primi e unici ristori con i due decreti sostegno di Draghi nel 2021.
Il segnale fa ben sperare, ma serve che la politica si muova per comprendere che i fenomeni sociali ed economici contemporanei
sono segnati da una profonda complessità. Ci sembra una grande opportunità sia per la crescita del Paese, sia per la politica stessa, alle prese con il crescente disinteresse di chi, quando si vota, preferisce astenersi.
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