L'italiano si sente davvero bene solo dopo aver parlato male della Francia, e il francese dopo aver detto peggio dell'Italia. I due popoli non si sopportano, ma proprio per questo si cercano a vicenda. Ieri, ad esempio, è arrivata la notizia che l'ex ministra della Cultura Giovanna Melandri donna peraltro splendida, con la quale si monologa volentieri è stata scelta per fare parte del consiglio di amministrazione del gruppo francese del lusso Kering. Un paradiso della moda (che non c'entra niente con eleganza) che annovera marchi come Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, Balenciaga, Alexander McQueen, Brioni, Boucheron, Pomellato... La sinistra quando c'è da esagerare coi soldi non bada a spese. Comunque, la nomina avverrà nell'assemblea generale che si terrà il 25 aprile. Per una volta la Melandri non potrà fare Resistenza.
Insomma. La sinistra riparte sempre da Gucci. O da Briatore. Non c'entra niente. Ma ci è venuto in mente la volta, tanti anni fa, in cui Giovanna Melandri, politica, intellettuale e secondo il gruppo Kering persino economista (i francesi sanno che in Italia sono tutti dottori, tranne i geometri che sono ingegneri e i laureati in Economia che sono economisti) fu paparazzata a un festone nella villa in Kenya del patron del Billionaire Flavio Briatore. La sua Africa.
Melandri, Malindi, marenghi e macarons.
Ma allora, a proposito di lusso, aveva ragione Giuliano Ferrara quella volta che in un talk show, infastidito dalle sue banalità, le disse: «Signora, apra una boutique...».
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