Non è detto che, tra i migranti che cercano un rifugio e un futuro di speranza sulle nostre coste, non si nasconda anche un novello San Calogero.
Questo è uno dei messaggi centrali dell'omelia pronunciata durante la giornata odierna, ad Agrigento, dal cardinal Francesco Montenegro. Oggi, nella città sicula, è festa grande per il compatrono. Il poporato italiano aveva forse osato di più lo scorso anno, durante la medesima ricorrenza, quando aveva detto: "È Gesù a venire da noi su un barcone, è lui nell’uomo o nel bambino che muore annegato, è Gesù che rovista nei cassonetti per trovare un po’ di cibo". Ma insomma siamo rimasti dalle parti della pastorale dell'accoglienza e dei porti aperti. Le fonti sulla vicenda esistenziale di San Calogero tendono a differenziarsi, ma sembra esistere una certa convergenza su almeno due aspetti: sul fatto che il santo fosse nato all'interno di un nucleo familiare cristiano e sulla motivazione alla base della sua fuga in Sicilia, ossia una persecuzione subita in quanto fedele di Cristo.
Fatto sta che l'alto ecclesiastico - come riportato pure su Agrigento Notizie - ha deciso di procedere per mezzo di una sorta di associazione tra la vita dell'eremita e l'eventualità che quella possa essere ripetuta da un uomo sbarcato in Italia in quest'epoca. Dopo aver rimarcato la "fierezza" provata per il fatto che proprio Agrigento possa vantarsi di avere come patrono il "santo nero", il cardinal Montenegro ha dichiarato quanto segue: "Senza conoscerli (riferito ai migranti, ndr), li definiscono tutti delinquenti e terroristi; molti di loro sono cristiani come noi, allora, mi domando, non potrebbe sbarcare anche qualche santo? Un altro San Calogero, insomma!".
Tra gli alti ecclesiastici del Belpaese, l'arcivescovo di Agrigento si è spesso distinto per la frequenza degli interventi in favore di migranti. L'ultima pronuncia, in ordine di tempo, aveva riguardato il caso dell'imbarcazione Sea Watch3.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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