Migranti, il cardinale agli africani: "Rischiate morte e sfruttamento"

Il cardinale Onaiyekan, per mezzo di un'intervista rilasciata a IlTimone, ha avvertito sui tanti rischi corsi dai giovani africani per venire in Europa

Migranti, il cardinale agli africani: "Rischiate morte e sfruttamento"

"Credo che la colpa sia dei mezzi di comunicazione. I giovani africani guardano la televisione e sono attratti da falsi miti...". A dichiararlo non è stato un politico sovranista, ma il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, che è un arcivescovo nigeriano. Si tratta della seconda circostanza, in pochi mesi, attraverso cui l'alto ecclesiastico analizza la controversia sull'immigrazione e sulla gestione dei fenomeni migratori, partendo da presupposti diversi da quelli cui siamo abituati: conoscere l'Africa e i suoi meccanismi politico-sociali dovrebbe rappresentare una conditio sine qua non per poter presentare una disamina. Il che, però, non sembra valere per i tanti ecclesiastici che non hanno quasi mai posto un tema cruciale: cosa rimarrà del continente nero dopo questa irrefrenabile ondata immigratoria?

È una delle tante preoccupazioni che traspare dall'intervista rilasciata dal porporato africano alla rivista IlTimone. "Pensano (riferito ai giovani che decidono di abbandonare le nazioni africane, ndr) che la vita in Europa o in America sia come quella della finzione televisiva e quindi si convincono del fatto che devono andare assolutamente in Europa o in America a qualsiasi costo". Poi però c'è la realtà fattuale, quella per mezzo della quale ci si accorge di come "l'Occidente" non sia "un Paradiso". Il cardinale Onaiyekan, rammentando alle giovani generazioni il valore della "pazienza", sembra tenere a mente quel "diritto a non emigrare" citato ai tempi del suo pontificato da Joseph Ratzinger e tornato d'attualità, in maniera dirompente, sul piano del dibattito politico.

Non c'è alcuna contrapposizione con papa Francesco, ma sono anni che i consacrati africani predicano in una direzione che appare almeno un po' in controtendenza. Quella che prevede pure di "lavorare sodo nei paesi d'origine". Il cardinal Robert Sarah, qualche settimana fa, aveva parlato dei rischi derivanti dall'immigrazione di massa. Onaiyekan, che è meno conservatore, ha posto l'accento sui pericoli dipendenti dalla "tratta degli esseri umani".

Ma la visione d'insieme è la stessa. Pure perché, e il cardinale lo ha sottolineato in più circostanze con i virgolettati, il Vecchio Continente non è più, e forse non è mai stato, l'Eldorado economico-esistenziale che qualcuno racconta.

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