La Corte dei conti europea bacchetta l’Italia sull’accoglienza dei migranti. Ritardi nell’apertura degli hotspot, criticità nella gestione degli arrivi, carenza di strutture adatte per i minori non accompagnati: la relazione speciale appena pubblicata dalla Corte dei conti dell’Ue sul funzionamento del “sistema basato sui punti di crisi” per rispondere alla crisi migratoria in Italia e in Grecia, boccia sostanzialmente il nostro Paese e mette in guardia sui rischi futuri.
Hotspot aperti in ritardo e strutture inadeguate alla ricezione
Sebbene il sistema basato sui cosiddetti hotspot abbia “contribuito a migliorare la gestione dei flussi migratori in Italia e in Grecia, in circostanze molto difficili e continuamente mutevoli", in Italia, secondo la relazione della Corte, ci sono ancora delle criticità relative al sistema di controllo e accoglienza dei migranti. Dei sei hotspot, per una capienza complessiva di 2500 posti, che l’Italia doveva “istituire e rendere operativi” entro la fine del 2015, infatti, solo due, Lampedusa e Pozzallo, sono stati istituiti nei termini. Gli hotspot di Trapani e Taranto sono stati resi operativi soltanto nei primi mesi del 2016, mentre quelli di Augusta e Porto Empedocle non sono stati ancora aperti. In più, secondo la Corte, la scorsa estate la capienza complessiva dei quattro hotspot era di soli 1600 posti, e quindi insufficiente rispetto alla mole degli arrivi, che a luglio del 2016 raggiungeva picchi di oltre 2mila persone al giorno. Nei primi sette mesi del 2016, si legge inoltre nella relazione, “circa il 70 % dei migranti sbarcava ancora al di fuori dei siti hotspot esistenti”. Solo un terzo dei migranti che sbarcano nel nostro Paese, quindi, secondo la Corte sono stati registrati negli hotspot nel periodo preso in esame, e dunque il rischio è quello di una registrazione incompleta. La Corte ha quindi riscontrato che, “nonostante l’ingente sostegno da parte dell’Ue”, le strutture per ricevere i migranti in Italia non sono appropriate e ha invitato il nostro Paese ad accelerare l’apertura dei due hotspot aggiuntivi.
Nessuna struttura specifica per i minori non accompagnati
Secondo i dati contenuti nella relazione della Corte dei conti europea, alla fine di settembre del 2016 sono sbarcati in Italia più di 20mila minori non accompagnati. E, secondo i membri della Corte responsabili della relazione, nel nostro Paese non ci sono sufficienti strutture adatte ad accoglierli e “a trattare questi casi in linea con le norme internazionali”. Nelle regioni in cui hanno luogo gli sbarchi, infatti, si legge nella relazione, “scarseggiano apposite strutture per minori”. Di conseguenza, “questi ultimi permangono troppo a lungo presso gli hotspot, che non sono adatti ai loro bisogni specifici”. Quella dell’accoglienza dei minori non accompagnati in strutture adatte, “sia negli hotspot, sia al successivo livello di accoglienza”, è “una questione che deve essere affrontata con urgenza secondo Hans Gustaf Wessberg, uno dei due membri della Corte dei conti europea responsabili per la relazione. La Corte ha raccomandato quindi di nominare, in ogni sito, un “responsabile” per la protezione dei minori.
Pochi ricollocamenti e ritardi nei rimpatri
La riluttanza degli Stati membri ad impegnarsi per i ricollocamenti e il basso tasso di attuazione delle decisioni di rimpatrio, infine, secondo la Corte, potrebbe portare, a lungo andare, ad un "problema di capienza nelle strutture di accoglienza" esistenti nel nostro Paese. Con il numero degli arrivi, oltre 150mila dal 2014, che resterà costante e un tasso delle decisioni di rimpatrio inferiore al 20%, la Corte prevede, infatti, ripercussioni sul funzionamento degli hotspot.
Se il “deflusso” dei migranti dal nostro Paese rimarrà limitato, quindi, secondo le conclusioni della relazione, nel prossimo futuro le strutture di accoglienza per i richiedenti asilo presenti attualemente nel nostro Paese, potrebbero non essere più sufficienti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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