Qual è stato il vero paziente 1? Quanti sono stati e sono tuttora effettivamente i soggetti positivi? A quanto ammonta realmente il tasso di letalità del Coronavirus? Domande a cui molto probabilmente non seguiranno mai risposte precise e rappresentative della realtà dei fatti. A un anno dall'esplosione della pandemia in Italia restano irrisolte ancora diverse questioni, come quella dei numeri e della presenza di contagiati prima della scoperta della positività di Mattia di Codogno.
Di esempi ce ne sarebbero molteplici. A raccontarci la sua storia è stata Lorena, che i primi giorni di gennaio abitava in provincia di Bergamo e lavorava nel Bresciano. Ha iniziato ad avere strani sintomi e a stretto giro anche i figli sono entrati in un giro di malattia culminato solamente a fine febbraio. "Io sono quella che è stata meglio. Un po' di tosse, molta stanchezza, dolori generali e febbricola durata circa 10 giorni", ha spiegato. Quadro del tutto diverso per il più piccolo che allora aveva 6 anni: febbre a 41 e ben 2 bronchiti. Il ricorso ad antinfiammatori e antidolorifici si è rivelato inefficace: solamente "una bella dose" di corticosteroide è riuscita a rendersi utile per una notte, abbassando a 40,5 la febbre che non accennava a calare per diverse ore. I medici si erano limitati a consigliare il più noto antinfiammatorio, "ma non era fattibile".
"Una strana febbre"
Lorena ci ha raccontato che quando il bimbo ha avuto le bronchiti è stato curato con antibiotici, "ma nonostante tutto continuava ad ammalarsi". Il copione era sempre lo stesso: 2 giorni di pausa e poi riprendeva. In più di un mese "ha fatto 3 cicli di febbre". Gli effetti non sono tardati ad arrivare: "Ha perso 5 chili, non mangiava perché diceva che non sentiva odore e sapore. Questo è durato per 10 giorni". Non a caso la riduzione/perdita dei due sensi rientra tra i sintomi più riferiti dai contagiati. Comunque i medici, sebbene la situazione presentasse alcune anomalie, avevano deciso di non ricoverarlo: "Dicevano che i reparti erano pieni".
Si arriva poi al 21 febbraio, il giorno della scoperta del primo caso di positività a Codogno. Theo aveva ancora la febbre. La mamma ha provato più volte a mettersi in contatto con le strutture sanitarie e il personale, ma ogni volta le passavano un altro numero: "Nessuno sapeva dirmi cosa fare". Lorena, preoccupata per il quadro creatosi, aveva provato ad avanzare a una dottoressa il dubbio che potesse trattarsi di Coronavirus. "Ma lei disse che non poteva assolutamente essere Covid-19, neanche per scherzo", ci ha riferito.
A ottobre la famiglia ha deciso di sottoporsi al test: "Gli esiti sono stati tutti negativi". Il bimbo ha fatto solo il pungidito e l'esito è stato positivo. "Sì che nessun test è totalmente affidabile, ma quella non è stata una normale influenza", è l'osservazione fatta da Lorena.
Theo soffre di broncospasmo da quando è nato; i genitori hanno imparato a gestirlo con il passare del tempo. Quelle bronchiti però non erano come le solite: "Al primo sintomo lo curo con le sue medicine proprio per non arrivare ad una infiammazione così alta. Quelle volte però non facevano nulla".
Infine Lorena, insegnante di professione, ci ha sottolineato come in quel periodo le classi fossero praticamente dimezzate: "I ragazzi andavano a casa all'improvviso con la febbre a 39 e mancavano giorni per la bronchite. Tra i miei colleghi c'era già chi usava i guanti per paura ed era visto in modo strano. Io usavo tanto gel disinfettante per paura di una ricaduta...".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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