"E anche se nella sua vita, non lo sappiamo con certezza, c'è stato un momento di cedimento, in cui il suo cuore può non aver retto di fronte a qualche situazione, che può averlo angosciato o spaventato, questo non toglie che la vita fosse da vivere con fedeltà e impegno fino in fondo”.
A dichiararlo, questo pomeriggio, nella chiesa di San Nicola, a Ventimiglia, è stato il vescovo Tonino Suetta, che ha celebrato i funerali di Alessio Vinci, lo studente di 18 anni, iscritto al primo anno di Ingegneria Aerospaziale del Politecnico di Torino, trovato morto la mattina dello scorso 18 gennaio, a piedi di una gru situata all'interno di un cantiere di Porte Maillot, a Parigi.
Più di trecento le persone che si sono strette attorno alla salma del giovane studente, sul cui suicidio permane un grande alone di mistero, tanto che la Procura parigina prima ed ora anche quella di Roma, a cui sono stati trasferiti gli atti per competenza, hanno aperto un fascicolo per istigazione al suicidio.
A rendergli l’ultimo saluto c’erano il nonno Enzo - la mamma è morta quand’era ancora un bambino - e tanti ex compagni del Liceo Scientifico, dal quale Alessio si era congedato con anno di anticipo, avendo sostenuto assieme il quarto e quinto anno.
"Ci chiediamo perché in qualunque modo e in qualunque stagione della vita consideriamo la morte una grande ingiustizia, la più grande delle ingiustizie - ha quindi aggiunto il prelato -. Poi c'è un altro perché, il perché di una vita che se ragioniamo con criteri umani, terreni, potremmo dire un po' sfortunata. Gli sono mancati tanti punti di riferimento”.
Suetta ha anche sottolineato come Alessio fosse: “Un ragazzo straordinariamente dotato dal punto di vista dell'intelligenza che lo ha fatto eccellere a scuola, ma dotato anche magnanimità del cuore. Un ragazzo che era capace, nonostante la giovanissima età, a entrare nel mistero delle cose, a gustare e a condividere le amicizie”.
Ancora oggi la sua morte resta un giallo: si è parlato di Darknet, di Blue Whale e poi ci sono quei messaggi subito cancellati da Instagram, in cui alla notizia della sua morte, alcuni amici lo salutano come fratello “Incel”, l’acronimo di “Involuntary celibate” ovvero “celibe involontario”. Si definiscono incel quelle persone sostengono di non riuscire a trovare un partner sessuale, nonostante ne desiderino uno, in quanto rifiutati perché non attraenti.
Valeva anche per Alessio questo discorso? Soltanto l’esame del suo smartphone e del computer potrebbero rivelarlo. "Che cosa è successo nei dettagli non lo sappiamo - conclude il vescovo - e forse cosa sia successo veramente nella sua vita, nel suo cuore, fino in fondo non lo ha compreso neppure lui, perché la vita è un mistero”:
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