Montescudo, chiude il ristoratore che aveva assunto un migrante

Riccardo Lanzafame, proprietario della Locanda Malatesta, decide di cessare l’attività e lasciare il paese, dopo la polemica che si è scatenata contro di lui. “Me ne vado, qui è una guerra”

Montescudo, chiude il ristoratore che aveva assunto un migrante

Ha deciso di chiudere Riccardo Lanzafame, il proprietario della Locanda Malatesta di Montescudo (Rimini), finita da giorni al centro delle polemiche.

La settimana scorsa il ristoratore aveva denunciato alcuni commenti razzisti sui social indirizzati al suo locale, dove è stato assunto un 22enne originario del Gambia, tale Masamba Gaye.

Arrivato in Italia a bordo di un barcone, Gaye ha infatti trovato un posto di lavoro nella locanda, cosa che non è stata gradita da buona parte della clientela di Lanzafame.

Molti, infatti, hanno cessato in tronco di frequentare il posto. Trovandosi di colpo con il locale vuoto, il proprietario si era quindi lasciato andare ad uno sfogo. “Ho avuto scontri con alcune persone fuori dal locale a cui chiedevo perché non venivano più. Me lo hanno detto chiaramente che è per quel ragazzo. Le persone devono farsi un esame di coscienza” aveva detto al “Resto del Carlino”. “Perché questo razzismo? Che colpa ha questo poveretto a 20 anni se non è italiano?”.

Da qui il contrattacco. Fermo nelle proprie idee e convinto di essere nel giusto, Lanzafame aveva appeso all’insegna del locale un cartello con una scritta inequivocabile.“In questo locale abbiamo assunto un ragazzino di colore, se sei razzista non entrare”.

Un messaggio che ha subito suscitato da una parte la solidarietà di parecchie persone, che hanno riempito il locale per appoggiare il ristoratore ed il suo dipendente, dall’altra l’astio dei restanti cittadini, i quali si sono mostrati ancor più intolleranti, dopo la provocazione.

Sulle entrate di molti negozi di Montescudo sono apparsi cartelli che recano la scritta “Non siamo razzisti”, mentre gli attacci rivolti sui social network a Lanzafame non fanno che moltiplicarsi e la tensione cresce.

Una situazione insostenibile per il titolare della locanda, che ha infine ceduto.“Non faccio che ricevere insulti. Mi dicono che sono un infame e che ho studiato tutto per farmi pubblicità. Sul mio conto sto leggendo di tutto. Persino una signora che mi accusa di avere fatto un colloquio alla figlia e averle detto che doveva andare scollacciata in sala. Non ho mai detto cose del genere, figuriamoci, le cameriere che lavoravano qui avevano i pantaloni e la polo”.

Vere o false che siano le accuse, il ristoratore si trova ormai al centro di una bufera. Una condizione, la sua, da cui è difficile adesso tornare indietro. “Il cuoco se n’è andato l’altro giorno, ha detto per motivi personali. Ho contattato più persone, ma non vogliono venire. Forse sono spaventati dal clima che si è creato. Avevo in programma due colloqui con altrettante cameriere, ma non si è presentato nessuno”. Quindi la decisione di chiudere. “Al momento ho prenotazioni. Mi chiamano anche dal Piemonte per organizzare pullman, ma quando finiranno quelle già prese, sempre che non riesca ad annullarle, chiudo tutto e me ne vado da qui. (Il paese) mi si è rivoltato contro. La situazione si è fatta pesante, è diventata una guerra”. Ma Lanzafame non si dimentica di Masamba. “Lo tengo con me.

Fino a quando andrà avanti l’albergo della Locanda starà con me. In questi giorni si è fatto avanti un signore che lo vuole assumere. È migrante e un contratto di lavoro in questo Paese per lui è fondamentale. Per un tetto non c’è problema, lo terrò con me”.

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