La sentenza della Cassazione risale ormai ad un anno fa, ma non era mai stata eseguita perché i due condannati avevano chiesto la messa in prova ai servizi sociali e il tribunale di sorveglianza di Firenze non si era ancora espresso. Uno di loro era addirittura stato premiato dal Coni per i successi ottenuti in ambito sportivo, prima che il comitato olimpico facesse retromarcia e revocasse la benemerenza. Ieri però c'è stata la svolta: Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, condannati a tre anni di reclusione per tentata violenza sessuale nei confronti di Martina Rossi, si sono costituiti al carcere di Arezzo.
I fatti di Palma di Maiorca
Com'è noto, la studentessa genovese morì a soli vent'anni, il 3 agosto 2011, precipitando dalla terrazza di una camera d’albergo di Palma di Maiorca (in Spagna) mentre tentava di fuggire dai due ragazzi. Si trovava in vacanza nella località turistica con alcune amiche ed alloggiavano nello stesso hotel dei due imputati, residenti a Castiglion Fibocchi (in Toscana, nella provincia aretina). La Cassazione condannò Albertoni e Vanneschi spiegando in sentenza che “l’unica verità processuale che risulta trovare conferma nella valutazione dei molteplici indizi esaminati risulta essere quella del tentativo di violenza sessuale“. Gli avvocati difensori dei toscani invece hanno sempre sostenuto che Martina si sia suicidata, richiamandosi in particolare alla testimonianza di una cameriera spagnola, unica testimone oculare dell'accaduto, che riferì di aver visto la ragazza cadere dopo aver “preso lo slancio”.
Un racconto non seguito dai giudici di merito e neppure dalla Cassazione ritenendo “ineccepibile” la valutazione dei magistrati laddove mette in discussione la percezione della teste a causa del suo punto di osservazione, laterale e non di fronte al balcone da cui Martina precipitò. Le modalità della caduta, definita "a candela" dai consulenti, collidono secondo la corte fiorentina con quanto riferito dalla dipendente. Una vittoria in aula che però era rimasta in stand-by, visto che tutti e due i giovani inoltrarono richiesta di affidamento in prova. E l'iter burocratico non era ancora arrivato a compimento, irritando non poco i genitori della vittima. Gli stessi che, tramite il loro legale, segnalarono il mese scorso l'inopportunità di un riconoscimento conferito ad Albertoni per le vittorie ottenute nel 2020 nel motocross.
Premio che il Coni, dopo aver effettuato le verifiche del caso, ha poi deciso di revocargli. La costituzione del suo segna quindi la fine di un lungo e tortuoso percorso giudiziario, apertosi oltre un decennio fa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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