Muore per trasfusione di sangue infetto, ​50 anni di battaglia per avere ragione

C'è voluto mezzo secolo per ottenere il risarcimento, ma nel frattempo il carabiniere che si è ammalato a causa della trasfusione di sangue infetto è morto

Muore per trasfusione di sangue infetto, ​50 anni di battaglia per avere ragione

Non vedrà mai il risarcimento di circa 400.000 euro, né gli arretrati dell'indennizzo della legge 210 del 1992 perché è morto nel 2016, un carabiniere di Latina che si è ammalato a causa di una trasfusione di sangue infetto, effettuata nel 1972 all'ospedale di Pieve di Cadore, in provincia di Belluno. Il Ministero della Salute è stato condannato per non aver controllato il sangue somministrato dopo che l'uomo aveva contratto l'epatite C e per questo aveva intentato una causa per i danni. Nel frattempo una commissione medica ospedaliera ha accertato che la morte del carabiniere è stata causata dall'evoluzione in cirrosi dell'epatite C.

Il provvedimento è stato notificato agli eredi nella procedura per l'ottenimento di un primo indennizzo previsto dalla legge 210/1992 - emanata proprio per in favore dei soggetti danneggiati da trasfusioni.

La vicenda del militare rientra nel periodo dello scandalo, quando non c'erano i controlli di oggi sia per l'uso di plasma umano sia per quello di emoderivati, mentre attualmente il Centro nazionale ribadisce che da dieci anni non si verificano infezioni post-trasfusionali.

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