Punta il dito contro le "modalità disgustose e sconcertanti" della procura l'avvocato Domenico Pepe, difensore di Francesco Schettino, nella sua arringa al processo che vede l'ex comandante della Costa Concordia come unico imputato per il naufragio della nave da crociera che, il 13 gennaio 2012, costò la vita a 32 persone. Accusato di omicidio e lesioni colpose, naufragio colposo, abbandono di incapaci e della nave, omesse e false dichiarazioni all'autorità marittima, Schettino, nella requisitoria del pm Stefano Pizza fu definito un "incauto idiota", con la richiesta di condanna a 26 anni di reclusione e 3 mesi di arresto.
L'epiteto non è piaciuto per niente alla difesa di Schettino. "In 40 anni di aule di udienza - dice l'avvocato - non ho mai sentito offese all'imputato. Non so se con altri personaggi l'avrebbero fatto. Se ne sono approfittati perché è una persona perbene, che lavora in mare da quando aveva 14 anni. Ha subito una tremenda pressione mediatica, si è sottoposto ad un interrogatorio di 40 ore". E insiste: "In requisitoria si dice che si è sottratto alle sue responsabilità, e addirittura se ne chiede l'arresto". Ma "dopo 48 ore dall'incidente ha confessato tutto", nel corso dll'interrogatorio davanti al gip "anche colpe che non erano sue".
"Schettino a 14 anni faceva il barcaiolo - racconta l'avvocato - è sempre stato per mare e la frase che pronunciò l'accusa, 'Il comandante sulla nave è secondo a Dio', è una frase che dicono tutti in mare. Ma non certo per paragonarsi a Dio, né per mettersi sopra Dio, come ha fatto il pm Pizza quando ha detto che 'Dio può perdonare, ma noi no'".
E poi ancora: "Perché la procura non ha sottoposto ai test droga e alcol anche gli altri ufficiali di plancia? Schettino è risultato negativo", ha detto Pepe, "ma sono state trovate tracce di droga sulla superficie dei suoi capelli. Il che potrebbe far supporre che la droga poteva essere nella plancia. E, allora, perché non sono estesi ai test anche gli altri componenti dell'equipaggio, i cui comportamenti sono discutibili?". L'imputato "non tardò nel dare l'ordine di abbandono della nave. Ha avuto 45 minuti, in mezzo a tante avversità, per decidere della vita di oltre 4.000 persone, per salvare loro la vita. Schettino non è un ammiraglio di scrivania, è uno che sa valutare i venti, le correnti, sul momento, sa come prendere decisioni immediate, lui lo sa fare. Prese decisioni giuste o sbagliate? ", ha proseguito Pepe, "Giuste! Se avesse dato subito l'abbandono nave sarebbero morte 4.000 persone. Decise tutto da solo. Non aveva un comandante in seconda, i suoi ufficiali lo lasciarono solo e se ne andarono. L'equipaggio faceva pena sotto il profilo delle capacità professionali".
È attesa per domani sera la sentenza del Tribunale di Grosseto, al termine delle arringhe difensive.
Schettino è in udienza anche se ammalato: in mattinata ha consegnato ai giudici il certificato medico. È accanto ai suoi legali, silenzioso, con gli occhi fissi al computer. Attendere di conoscere la decisione e il suo destino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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