Mentre proseguono le ricerche per recuperare i corpi del peschereccio naufragato nella notte tra sabato e domenica nel Canale di Sicilia, si apprendono nuovi inquietanti particolari sulla dinamica dell'incidente. Lo scafista che era al comando del barcone nel cercare di nascondersi e non farsi riconoscere, avrebbe pilotato l’imbarcazione con poca attenzione e questa sarebbe entrata in collisione con mercantile King Jacob, che era giunto in zona per prestare i soccorsi dopo la richiesta d'aiuto. La ricostruzione è stata fatta da alcuni sopravissuti alla tragedia.
Hanno trascorso la notte nel Centro accoglienza di Mineo (Catania) 24 dei 28 sopravvissuti al naufragio. Erano sulla nave Gregoretti della guardia costiera con la quale sono sbarcati poco prima di mezzanotte nel porto di Catania. Sull’imbarcazione militare hanno viaggiato 27 superstiti, tre di loro sono accompagnati dalla polizia di Stato in una struttura riservata per essere sentiti come testimoni. La loro ricostruzione dei fatti è ritenuta importate dalla Dda della Procura di Catania che vuole cristallizzare e tenere incontaminata la loro ricostruzione.
Il racconto
Sabato sera, attorno alle 22, dal barcone è stato avvistato il mercantile portoghese, che era stato dirottato in zona dalla centrale operativa della Guardia Costiera. A quel punto il tunisino che era alla guida avrebbe puntato la prua dell’imbarcazione verso la nave ma, una volta avvicinatosi, avrebbe pilotato senza la dovuta attenzione. "Voleva comandare la barca - hanno raccontato i sopravvissuti - e allo stesso tempo nascondersi tra di noi". Questo atteggiamento avrebbe portato il barcone ad urtare la King Jacob. A quel punto a bordo è scoppiato il panico: "Tutti hanno iniziato ad agitarsi, quelli che erano più in basso hanno solo sentito l’urto ma non vedevano niente e volevano salire. Alcuni di quelli che erano sul ponte sono finiti in acqua subito. La barca ha cominciato a muoversi sempre di più e poi si è rivoltata". All’Unhcr i migranti hanno raccontato di esser partiti dalla Libia sabato mattina, attorno alle otto, e hanno sostenuto che a bordo c’erano circa 800 persone.
Scafisti in carcere
Sono invece detenuti nella casa circondariale di piazza Lanza, a Catania i due presunti scafisti, un tunisino ritenuto il comandante del peschereccio, e un siriano, suo assistente di bordo. Nei prossimi giorni saranno interrogati dal Gip che dovrà decidere sulla convalida del provvedimento restrittivo e sulla contemporanea emissione di un’ordinanza di custodia cautelare.
Alla loro identificazione si è giunti grazie alle testimonianze degli altri 26 sopravvissuti, compreso il 33enne del Bangladesh ricoverato nell’ospedale Cannizzaro, che hanno reso dichiarazioni a investigatori del Servizio centrale operativo di Roma e della squadra mobile di Catania.
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