"La 'ndrangheta è una sola tanto al nord quanto al sud, ma al nord opera in modo diverso, più silenzioso. Non per questo è meno pericolosa, anzi è più insidiosa e persino più difficile da aggredire". Ci è andato giù pesante il procuratore generale Antonio Malagnino nel processo d'appello nato dall'operazione Minotauro sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in provincia di Torino.
Nel corso della requisitoria del processo, oramai giunto in fase di appello, il pg ha chiesto complessivamente 609 anni di carcere per 63 imputati. In primo grado erano state inflitte 36 condanne, per un totale di 266 anni di prigione (a frone di una richiesta di 700 anni), e accordate 38 assoluzioni.
Altri 50 imputati sono già arrivati in Cassazione e le loro condanne divenute definitive.
In particolare il pg ha chiesto la conferma per Nevio Coral, ex sindaco di Leinì, a cui sono stati già inflitti 10 anni in primo grado. Quindici anni di prigione sono stati invece invocati per Rosario Marando, assolto in primo grado e arrestato pochi giorni fa a Roma per sequestro di persona. Chiesta anche la riforma della condanna per Antonino Occhiuto, già condannato a 4 anni e mezzo in primo grado. Per lui l’accusa ha chiesto quasi il triplo:16 anni. Inoltre è stata richiesta la conferma della pena di 14 anni per Giorgio De Masi, considerato il “padrino di Rivoli”, l’uomo che parlava con la politica, e 7 anni per l’ex segretario comunale di Rivarolo Canavese, Antonino Battaglia, secondo la Procura colpevole di voto di scambio politico mafioso.
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