"Niente checche in campo": associazioni Lgbt contro l'allenatore dell'Arezzo

Il mister si difende: "Volevo solo chiedere più grinta ai giocatori". Ma l'Arcigay cittadina attacca: "Frase gravissima e omofoba"

L'allenatore dell'Arezzo Eziolino Capuano
L'allenatore dell'Arezzo Eziolino Capuano

È scivolato su una parola, "checche", che proprio non è andata giù alle associazioni degli omosessuali: a finire nella bufera è stato l'allenatore dell'Arezzo, Eziolino Capuano, furibondo per la sconfitta arrivata all'ultimo minuto in una partita di Lega Pro giocata domenica scorsa contro l'Alessandria.

"In campo le checche non vanno bene. In mezzo al campo debbono andare gli uomini con le palle, non le checche": queste le parole incriminate, con cui il tecnico della formazione toscana si è sfogato per il gol subìto all'ultimo minuto, quando la sua formazione era per giunta in superiorità numerica. Parole immediatamente riprese anche dai media nazionali e quindi finite nel mirito delle critiche delle associazioni Lgbt.

Oggi il mister dell'Arezzo si scusa, spiegando che con quella frase intendeva semplicemente richiedere più grinta ai propri ragazzi, senza celare alcun intento omofobo: "Il calcio è un gioco dove bisogna lottare, per checche intendevo giocatori che mollano troppo presto, non era assolutamente riferito agli omosessuali - spiega Capuano - Io rispetto tutti, ci mancherebbe altro. Ero troppo arrabbiato per aver perso in quel modo, è il mio carattere, a volte in certe circostanze si possono dire frasi per cui si può essere fraintesi".

Dall'Arcigay di Arezzo fanno sapere di apprezzare le scuse, ma sottolineano che si tratta comunque di una frase "gravissima, infelice ed omofoba" e invitano la squadra e l'allenatore a una loro iniziativa.

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