Roberto Vannacci è un generale e da ieri anche un parlamentare europeo eletto nelle liste della Lega. È diventato famoso un anno fa scrivendo un libro nel quale diceva tutte le cose che pensava. Ha fatto storcere il naso alle sentinelle del politicamente corretto, però a tanti è piaciuto visto che alle Europee ha preso più di 500mila preferenze. Un'enormità.
Generale, se l'aspettava questo successo clamoroso?
«Mi aspettavo un grande consenso. Mi avevano detto che non è assolutamente facile ricevere le preferenze, mi avevano detto che due o trecentomila sarebbero state un trionfo. Ho superato il mezzo milione».
La esalta questo risultato?
«Roberto Vannacci è secondo in preferenze dopo Giorgia Meloni. Capisce? Roberto Vannacci non è nessuno. Non ha fatto politica, non è segretario di partito. Si è fatto conoscere con un libro autoprodotto. È un risultato sbalorditivo».
Che segnale hanno voluto dare gli elettori dando a lei la preferenza?
«Io ricollego il successo elettorale al successo dei miei libri. C'è una voglia di cambiamento. La gente non ce la fa più ad essere imbrigliata nel politicamente corretto. Sa qual è il modello per il futuro che propone il politicamente corretto? Essere deboli. Quello è l'ideale!».
Lei dice le cose che molti non osano dire ma pensano?
«È così. Me lo confermano migliaia di persone che incontro e che non conosco. Gente ricca e povera, colta e non, tutti mi dicono la stessa cosa. Hai ragione. Dici quello che in segreto pensiamo tutti».
Da oggi lei è un politico a tutti gli effetti.
«No, non è che stanotte ho cambiato pelle. Sono la persona di sempre, mi porto dietro la mia esperienza. Io vorrei impostare un modo diverso di fare politica. Una politica fondata sulla correttezza, sulla lealtà, sulla parola data. Mi hanno votato anche per questo. Continuerò ad essere schietto, a dire le cose fuori dei denti, a fregarmene del politicamente corretto».
Però un po' aumenterà il suo grado di diplomazia
«Chi pensa questo non conosce Vannacci».
Nei grandi Paesi europei si vira a destra. Una destra vicina a lei: identità nazionale, difesa dei confini. Cosa sta succedendo?
«Che finalmente l'Europa s'è desta. Ha capito che rischia di essere cancellata. Ha capito che rischia di perdere la sua identità, il suo benessere, la sua storia. È quello che succederà se non ci diamo una mossa».
Vi siete sentiti con Salvini?
«Brevissimamente ieri alle 3 del mattino. A risultato acquisito. Mi ha ringraziato e io ho ringraziato lui che ha avuto il coraggio di presentarmi, criticatissimo da fuori e da dentro il partito».
La sua candidatura ha giovato molto alla Lega?
«Si, ne sono consapevole. Ma la scelta l'ha fatta Salvini. Contro tutti. Con grande coerenza e correttezza».
Ora il governo cosa deve fare?
«Il governo esce rafforzato dal voto. Occorre andare avanti: premierato, riforma della magistratura e autonomia differenziata».
L'Italia è l'unico Paese nel quale le forze di governo hanno vinto.
«I risultati ottenuti dal governo in questi due anni sono risultati che piacciono. Guardi la disoccupazione: la più bassa degli ultimi decenni».
E ora dove si deve battere?
«Immigrazione, sicurezza, tasse».
Tasse?
«Si deve varare la flat tax. È decisivo per la nostra economia».
Il trionfo della Le Pen in Francia l'ha sorpresa?
«Il popolo francese ha condannato la politica interventistica militare di Macron e ha scelto la pace. Un chiaro segnale dei francesi che rifiutano l'escalation militare in Ucraina. Mi auguro una proficua collaborazione al Parlamento Europeo per cambiare questa Europa che non ci piace».
Lei farà politica solo in Europa o anche in Italia?
«Voglio continuare a combattere anche in Italia. Io voglio mantenere il contatto con l'elettorato che mi ha votato e che mi ha dato fiducia».
Sarà un salviniano, un dipendente o fonderà un altro partito?
«Le mie idee sono sovrapponibili al 90 per cento con le idee di Salvini. Se non fosse così non mi avrebbe lasciato tutto questo campo libero».
Salvini non le ha posto dei limiti?
«Mai. Lui mi vuole così: sorprendente, non convenzionale, un incursore».
I pregiudizi che avevano i militanti nei suoi confronti, dove nascevano?
«Secondo me avevano paura della presenza ingombrante di uno che pensa con la propria testa e che ha delle capacità. E quindi, come una qualsiasi persona che vede uno nuovo in casa sua, teme di essere messo in secondo piano».
Era una paura fondata?
«Sì. Ma se sai di essere bravo non hai paura».
Le hanno messo i bastoni tra le ruote?
«Beh, in qualche caso sì».
Una cosa di quest'anno che rivendica e una no.
«Rivendico tutto quello che ho detto e fatto. Avrei dovuto essere molto più prudente con certa stampa, che ti strumentalizza e distorce le tue frasi».
Quale le ha fatto male?
«Quella sui disabili. Mi hanno fatto dire cose mai dette e mai pensate».
Che le hanno detto moglie e figli?
«Mia moglie è fantastica e mi sostiene. La figlia piccola mi ha detto: papà, non scrivere più libri».
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