Ci siamo occupati ieri del romanzo di Valentina Mira pubblicato per i tipi di Sem e in corsa per il Premio Strega: Dalla stessa parte mi troverai. Racconta l'eccidio di Acca Larentia da una prospettiva tutta spostata a sinistra. E con poca o nessuna empatia per le due vittime che restarono sull'asfalto, uccise da un gruppo di fuoco di terroristi di sinistra: Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta. In quanto militanti dell'Msi vengono liquidati come potenziali violenti senza alcuna riflessione articolata. E dire che nel 2008 il sindaco di Roma Walter Veltroni, difficile immaginarselo con l'orbace, voleva dedicare alle vittime di quella aggressione una via: «Fu un giorno terribile per la città, la dedica è un dovere civile per tutta la nostra comunità». Ma niente, alla fine prendersela con i giurati dello Strega che hanno ammesso questo romanzo nella dozzina è quasi pleonastico. Più ancora prendersela con la giovane autrice. Nel suo precedente lavoro, dal titolo X (uscito per Fandango) e molto autobiografico, racconta dello stupro che ha subito, non creduta, da un ragazzo con la celtica al collo. Le biografie pesano. E una lettura degli anni di piombo non ideologica è ancora appannaggio di pochi autori, come lo storico Sergio Luzzatto con il suo Dolore e furore. Una storia delle Brigate rosse. Che per altro ha anche una prosa bella come quella di un romanzo. Ma possiamo metterci a questionare con Valentina Mira quando una professoressa universitaria di filosofia, Donatella Di Cesare, per la morte della brigatista Barbara Balzerani - mai pentita, mai dissociata, coinvolta in omicidi e rapimenti - scrive un post così: «La tua rivoluzione è stata anche la mia»? Possiamo stupirci per questo romanzo allo Strega senza che nessun giurato faccia una piega se Christian Raimo - scrittore, ex assessore e attualmente insegnante di liceo - va in televisione a dire: «C'è un'antifascista, una collega, che è andata in Europa a picchiare dei neonazisti. Ha fatto bene. Picchiare i neonazisti penso che sia giusto». Siamo all'elogio della spedizione punitiva parlando della situazione di Ilaria Salis in Ungheria. E nemmeno può sfuggire quanto una dichiarazione così possa facilitare il tentativo di riportarla in patria...
Davvero possiamo stupirci per un libro che racconta quasi solo la vicenda di Mario Scrocca, che perse la vita in cella, in circostanze mai chiarite, ma con la dinamica apparente del suicidio, dopo essere stato accusato dell'eccidio di Acca Larentia in un processo dove gli imputati vennero prosciolti per insufficienza di prove? La morte di Scrocca può far discutere chiunque abbia l'idea di una giustizia che sia garantista e protegga l'imputato (soprattutto se innocente). Avremmo forse dovuto indignarci tutti prima per il fatto che un professore, peraltro di provato valore accademico, abbia definito, già nel 2022, Giorgia Meloni una «neonazista nell'animo». Dopo di che è stato considerato stupefacente che la premier abbia sporto querela. O che abbia fatto altrettanto il ministro Lollobrigida dopo essere stato definito «governatore neohitleriano», in questo caso in un'altra intemerata di Donatella Di Cesare. La Di Cesare ha anche spiegato che «il filo che lega queste quattro denunce è quello di una strategia politica scelta da questo governo che tenta di spegnere le voci scomode. Vogliono criminalizzare ogni contestazione e divergenza. È inconcepibile trascinare in tribunale persone per questioni politico culturali sulle quali dovrebbe aprirsi, invece, un dibattito democratico». La reductio ad hitlerum non è mai stata la modalità di aprire un dibattito.
Semmai di chiuderlo in modo comodo, senza dover discutere davvero. Nelle favole la strega si specchia. Nella realtà, in questo caso, lo Strega è solo lo specchio di un modo di politicizzare la cultura. Sinanco uno specchio bonario.
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