"Mattarella? Non sono pentito". Vauro non si scusa e fa pure la vittima

Dopo l'attacco a Mattarella, accusato di non essere più il garante della Costituzione, il vignettista non ritratta. "Ho solo espresso il mio parere". Poi fa la vittima: "Il pensiero critico viene additato..."

"Mattarella? Non sono pentito". Vauro non si scusa e fa pure la vittima

"Non mi pento di quello che ho detto su Mattarella". Di scusarsi, Vauro, non ne vuole proprio sapere. Nessun ripensamento, nessun dietrofront. All'indomani delle sparate sul capo dello Stato, accusato in diretta tv di non essere più il garante della Costituzione, il vignettista ha ribadito il concetto espresso con veemenza su La7, durante una delle manifestazioni per il 25 aprile. "Ritengo che non abbia garantito un articolo della Costituzione: nello specifico l'articolo 11", ha precisato il fumettista pistoiese, che si era scagliato contro il Colle per la posizione assunta dall'Italia sulla guerra in Ucraina.

"Ammetto che la mia dichiarazione è stata volutamente forte, ma ho espresso semplicemente il mio parere", ha osservato Vauro all'Adnkronos, non senza un certo vittimismo. "Ormai da anni chiunque esprime un pensiero critico o divergente rispetto a quello che è lo slogan nazionale viene additato come la persona più nefanda del mondo", ha infatti sostenuto il disegnatore, che in realtà ieri era stato contestato non da chissà quali poteri forti ma dalla signora Ada, una partecipante a quella stessa adunata dell'Anpi. "Ma cosa dici?", lo aveva rimbrottato la donna, innescando una surreale e accesa lite con lui. Altro che pensiero critico messo all'angolo.

Eppure oggi, proprio in riferimento a quel battibecco ripreso dalle telecamere, Vauro minimizza. "Io e la signora non abbiamo litigato. Eravamo nella stessa piazza e siamo entrambi antifascisti. La signora ha detto la sua opinione e che ci siano pareri discordi mi sembra che sia non solo legittimo ma positivo, specialmente in un momento come questo, da 'pensiero unico'. Alla fine però abbiamo fatto una foto insieme, entrambi con il pugno alzato", ha sdrammatizzato il vignettista. Poi, in riferimento alle parole su Mattarella, ha ammorbidito i toni, pur senza rinnegare in alcun modo la propria posizione.

"Ho grande stima di Mattarella, è uno dei pochi politici che ha una mia vignetta che mi mandò a chiedere quando fu insediato. Mi inviò anche un biglietto di ringraziamento. Io non sono certo un costituzionalista ma mi sembra che l'articolo 11 della Costituzione parli chiaro", ha commentato Vauro. E ancora, sul tema della guerra: "Le eccezioni sono solo per la difesa del suolo patrio e non mi risulta che noi siamo in Ucraina o che la Russia abbia invaso l'Italia. Io sono per gli impegni sul piano delle alleanze internazionali ma l'Ucraina non fa parte della Nato".

Così, dopo il 25 aprile e dopo le parole forti sul Capo dello Stato, il vignettista è tornato sulle barricate, annunciando di aver organizzato un evento per dare rappresentanza a quel "pensiero critico" a suo giudizio tanto minacciato.

Il 2 maggio, al teatro Ghione di Roma, Vauro sarà dunque in scena "con Santoro, la Mannoia, Elio Germano e tanti altri" per parlare di "Pace Proibita" (questo il titolo dell'iniziativa). In quel caso, forse, senza il rischio di contestazioni.

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