L'Anpi senza vergogna "Cossetto? È presunta martire delle foibe..."

La polemica nata ad Assisi per l'intitolazione di un giardino alla giovane studentessa istriana infoibata dai partigiani jugoslavi. L'Anpi insorge con parole choc: "La decisione di intitolare un giardino pubblico a una presunta martire delle foibe è deplorevole"

L'Anpi senza vergogna "Cossetto? È presunta martire delle foibe..."

Intitolare un giardino alla memoria di Norma Cossetto? Settantasette anni dopo il suo martirio è ancora un attacco alla democrazia. Non importa se la giovane studentessa istriana sia stata insignita della medaglia d’oro al merito civile dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Non conta neppure che il nostro legislatore abbia riconosciuto “la tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra”. E che da allora esista una sollenità civile che si chiama "Giorno del Ricordo".

La storia di Norma Cossetto, violentata e infoibata a ventitré anni dagli sgherri con la stella rossa, è ancora troppo scomoda per trovare spazio nel ricordo. "Norma Cossetto non è il modello che incarna il sacrificio di tantissime donne che ancora oggi sono oggetto di violenza, di discriminazione, di sopraffazione". Questo è forse uno degli stralci più significativi del lungo comunicato con cui l’Associazione nazionale partigiani Valle Umbra Nord si è decisamente schierata contro l’intitolazione a Assisi di uno spazio verde alla giovane. "Ogni crimine, a prescindere da chi lo perpetra, resta sempre tale ma questa circostanza - mettono in chiaro dall’Anpi - non può offendere la storia né la verità".

In che modo, viene da chiedersi, ricordare il martirio di una innocente offenderebbe la storia? E di quale storia stiamo parlando? Forse di quella che per decenni ha taciuto gli orrori che si sono consumati sul confine orientale? La risposta a questi legittimi interrogativi è rintracciabile qualche riga più tardi, quando Norma viene addirittura definita "presunta martire delle foibe". Non è chiaro se gli eredi dei partigiani pensino che la ventitreenne sia morta di freddo, ma sono comunque certi che "intitolare un giardino pubblico a una presunta martire delle foibe è deplorevole e mistifica la memoria della guerra partigiana di Liberazione che fu un fatto storico europeo".

Insomma, sembra che nel 2020 qualcuno sia rimasto ad una narrazione da primissimi anni del dopoguerra. Gli anni in cui il Partito comunista italiano dalle pagine dell’Unità definiva gli italiani oppressi al di là dell’Adriatico alla stregua di "relitti repubblichini", "carnefici che si atteggiano a vittime" e "indesiderabili" che scappano "per sfuggire al giusto castigo della polizia popolare jugoslava".

Di fronte a questo attacco frontale alla figura di Norma e a chi, come lei, è andato incontro allo stesso identico destino, il Comitato 10 Febbraio (C10f) non è potuto rimanere in silenzio: "Le parole dell’Anpi Valle Umbra Nord sono semplicemente vergognose". Tanto è stato lo sdegno del C10f che i suoi vertici non hanno esitato a chiedere "lo scioglimento dell’Anpi Valle Umbra Nord" e "a tutte le forze politiche assisane di condannare, senza mezzi termini, queste dichiarazioni".

A chi ha infangato la memoria di Norma, il C10f ha voluto ricordare le parole di Diana Cossetto, sua cugina: "Norma ha subito un martirio, non ci sono altre parole per definirlo. E non è stata la sola: ci sono state le esecuzioni senza processo, gli annegamenti, le fucilazioni, gli stupri. Tutto questo contro civili inermi. E quindi lo ribadisco. Norma è stata una martire perché era una ragazza che non aveva fatto del male a nessuno. Era la figlia del podestà fascista, possedeva la tessera Guf come migliaia di studenti che prenderanno poi la tessera del Pci. Norma non si è genuflessa, non ha accettato di collaborare con i partigiani. Ma non odiava e non aveva mai ferito nemmeno una mosca. Contro di lei è stata fatta una violenza inaudita".

La replica dell’Anpi? "Non accettiamo lezioni da nessuno".

E ancora: "La guerra è la peggiore sciagura che possa investire interi continenti; ma ha una genesi, una sua storia, una responsabilità. Molte donne sono morte in quella guerra, giovani e meno giovani, sempre italiane ma non identificabili con la parte politica che la guerra l’aveva voluta. I giardini andrebbero intitolati a loro".

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